mercoledì 27 maggio 2009

“Girare le palle”: etimologia di un'espressione

Ho le palle girate” è un'espressione ormai talmente diffusa da essere entrata di pieno diritto nei dizionari della lingua.

La sua origine è peraltro generalmente ignorata. La si accosta ad altre (come “rompere le palle”, "avere le palle", “avere le palle piene”, etc...) chiaramente riferite alle gonadi maschili, ma la sua nascita ha poco a fare con gli “addobbi” dei maschietti ....

L'origine dell'espressione, sembrerebbe essere proprio militare (Mariano De Peron, Quando i soldati avevano le "palle girate") e non è – se non indirettamente – collegata all'umore dei soldati.

La pratica di “girare le palle” (intese come pallottole) era stata adottata, all'epoca della prima guerra mondiale, da molti nostri soldati come modo sbrigativo e “alternativo” di rendere più letale il munizionamento.

Invece di modificare la punta delle pallottole al fine di indurre effetti espansivi (ad esempio bucando la punta, come nelle hollow point, o segandola, come nelle classiche dum dum inglesi) i fanti più “industriosi” e meno attrezzati sfilavano le pallottole (le palle) dal bossolo e le reinserivano girate. Così facendo ottenevano due scoprisultati: non solo ne avanzavano il baricentro, rendendole più stabili e precise nel tragitto verso il bersaglio, ma soprattutto le rendevano estremamente instabili e prone a ribaltarsi al momento dell'impatto, determinando ferite estese e difficilissime da operare, anche quando non profonde.

Questo munizionamento era proibito dalla convenzione di Ginevra e i soldati che avevano le “palle girate” erano, così, i più aggressivi e i più carogna ... gente dalla quale era meglio stare alla larga.

Altro che palle ...


lunedì 25 maggio 2009

L'ufficio illegale ...(parte quarta: parliamone?)

Sto diventando monotono, lo so, ma la questione mi interessa molto.

Sul ruolo dei giuristi d'impresa nella riforma della professione forense attualmente all'esame del Parlamento, si è tenuto, il 22 maggio, un convegno organizzato da TopLegal (mi toccherà proprio iniziare a parlare bene di 'sta rivista ...).

Devo dire che un certo coraggio, l'avv.De Tilla ce l'ha avuto a presentarsi ad una platea di rappresentanti di uffici legali non certo ben disposti nei confronti della proposta di riforma presentata dall'avvocatura ....

E gli aspetti più stridenti del progetto di riforma sono stati puntualmente sottolineati:

  • impossibilità per l'ufficio legale della capogruppo di prestare consulenza alle partecipate;
  • impossibilità per l'avvocato che abbia deciso di accettare un incarico nell'ufficio legale di un'impresa di tornare alla libera professione.
Resta il problema del riconoscimento della professione fatta come dipendente. Su questo punto, però, nonostante il riconoscimento dello stesso De Tilla del fatto che molti paesi stranieri non ci siano problemi a permettere l'iscrizione in un albo speciali degli avvocati dipendenti - la vedo molto dura. E la vedo molto dura anche su altre cosette che mi riguardano più da vicino...

domenica 10 maggio 2009

L'ufficio illegale ... (parte terza: 'invisibili'?)

Era tempo che gli interessati si svegliassero.

Nel primo post dedicato al disegno di (contro)riforma dell'ordinamento forense presentato dal CNF dicevo che era una riforma contro i giovani e contro le 'minoranze' (tra cui i 'giuristi d'impresa'). In effetti è anche una riforma contro le categorie, tutt'altro che 'minoritarie' (i commercialisti in primis, ma – nel loro 'piccolo' - ad. es. i geometri svolgono la maggior parte della consulenza in campo urbanistico...) che nel tempo hanno 'occupato' il campo della consulenza legale, specie in campi specialisti, ma queste categorie tacciono .... . O gli va bene o sono convinti che la riforma così com'è non passerà.

Intanto, però, una prima presa di posizione negativa su alcuni aspetti della (contro)riforma la si registra dall'Unione Giovani Avvocati Italiani, che lamentano l'eccessiva penalizzazione dei giovani.

Una seconda presa di posizione è stata finalmente diffusa anche da AIGI, l'associazione che raggruppa i (tutto sommato pochi) legali che operano come dipendenti delle imprese e che non possono essere iscritti all'Albo degli avvocati neppure quando in possesso di regolare abilitazione a causa di un'incompatibilità espressamente inserita nella legge professionale.

In altri momenti, le esigenze di un gruppo tutto sommato sparuto di soggetti (tenuto conto delle dimensioni medio piccole della generalità delle imprese italiane, si calcola in poche miglia, forse solo quattro o cinque mila, il numero di laureati in legge che è stabilmente ed esclusivamente addetto a strutture legali interne) avrebbero probabilmente meritato una disciplina apposita e tutto sommato una disciplina la meriterebbero perchè – espulsi dagli albi dagli anni 30 - sono diventati una figura tanto tradizionale quanto 'invisibile'.

Eppure questa 'invisibilità' fa riscontro ad un ruolo che, oltre a non essere facile (come tanti altri del resto) non è del tutto irrilevante a fronte di interessi pubblici come quello della legalità dell'operato delle aziende. Ci si aspetta che che l'Ufficio Legale (metto le maiuscole solo per sottolineare il paradosso della situazione ...) concorra in modo determinante a mantenere la condotta dell'azienda nei binari della legge, contrastando se del caso le spinte del profitto e di chi pensi di avere interessi contrari (soci compresi?) e nel frattempo si nega ogni riconoscimento al ruolo? Attualmente l'imprenditore che decidesse di mettere a capo dell'ufficio legale un soggetto nemmeno laureato in legge (o, se vuole, neppure laureato) può farlo ... tanto è tutta 'roba' sua ...

Visto che in Italia, quando vogliamo far passare una tesi che ci sta a cuore, ci rifacciamo sempre all'esperienza (vera o presunta) dell'Europa, anch'io vi dico che all'estero non si fa così. Anzi ve lo dicono alcuni studi di AIGI.

E i casi recenti (vedi Parmalat con le operazioni 'cucinate' tutte all'esterno nelle segrete stanze del mitico Studio Zini, dalle quali i legali interni erano del tutto tagliati fuori) non credo abbiano insegnato qualcosa ....

venerdì 1 maggio 2009

Razza padrona ...

Beh, non c'è male. Proprio il partito del presidente Sarkozy, l'ispiratore della celebre 'dottrina' della 'risposta graduata' (troppo brutto chiamarla 'tolleranza zero') che prevede la disconnessione automatica di chi viene colto scaricare files illegali da internet, si è reso responsabile della violazione dei diritti di proprietà intellettuale di una band, gli MGMT.

Il primo tentativo di uscirne in souplesse offrendo il risarcimento simbolico di un euro, si ha incontrato un netto rifiuto della band (e gli spernacchiamenti di tantissimi internauti ...).

Ora è venuto il momento del redde rationem, e il partito di Sarkozy ha finito con il pagare un risarcimento di 30.000 euro pur di chiudere più quietamente possibile la vicenda.

Non male come risarcimento per un solo brano, ma l'infortunio non ferma le iniziative del presidente Sarkozy contro la pirateria su internet ...

La coerenza non è importante. Importanti sono i propri obiettivi.

Per dirla con le parole della canzone indebitamente utilizzata:

"Non c'è tempo di pensare alle conseguenze .....".

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