domenica 25 aprile 2010

Bella ciao .... (coro e banda dall'Armata Rossa).




Coro e banda dell'Armata Rossa
via letturalenta.net


Visto il momento, trovo molto appropriato il riferimento all'Armata Rossa.

Siamo ormai lontani dalla guerra fredda e dovrebbe essere il momento di ritrovare un po' di oggettività storica, e invece .... si assiste ad atteggiamenti che hanno l'unico fine di creare polemiche politiche pretestuose ed inutili (sottacendo tra l'altro la responsabilità dei nazi-fascisti nello scatenare una guerra di inaudita ferocia come la seconda guerra mondiale).

Senza nulla togliere allo sforzo degli americani (ma anche agli inglesi, francesi, neozelandesi, polacchi, nepalesi e tutti gli altri popoli che hanno mandato i loro soldati a liberare l'Italia dai nazi-fascisti), non è in Italia, né in Normandia, né in Inghilterra che si è vinta la guerra, ma nelle pianure dell'est.

Sempre senza nulla togliere agli altri alleati dei sovietici, nessuna nazione ha pagato un tributo così alto all'aggressione nazista: oltre 20 milioni di morti (si stimano 8 milioni di morti tra i militari e oltre 12 tra i civili).

Se nell'immaginario di noi occidentali, la seconda guerra mondiale sono la battaglia d'Inghilterra e lo sbarco in Normandia, la realtà è che lo scontro più aspro e feroce si sviluppo nelle pianure e nelle steppe dell'est, dove le forze nazi-fasciste scatenarono una vera guerra di distruzione: oltre ai 20 milioni di sovietici, perirono oltre 6 milioni di polacchi (questi, per la verità, almeno parzialmente una co-produzione russo-tedesca ...) un milione di Iugoslavi (e qui con un contributo del Regio Esercito), 500.000 Ungheresi, 350.000 lituani, 300.000 greci (come per gli iugoslavi ...) ... a dimostrazione della ferocia estrema degli scontri in una zona con non conobbe pace per quasi sei lunghissimi anni. Senza voler far classifiche, le perdite di statuntitensi e inglesi (circa 400.000 per ciascun paese) furono in realtà inferiori a quelle subite dagli italiani stessi nonostante le perdite inglesi e statunitensi comprendano anche quelle subite nella campagne del pacifico (contro i giapponesi ) ai quali gli italiani rimasero estranei ....

E allora, con buona pace di Cirielli (che comunque passerà alla storia per la legge da lui prima proposta e poi rinnegata ....) voglio riservare un ringraziamento (unitamente ai loro ex alleati statunitensi, inglesi, francesi ....) anche ai milioni di russi, ucraini, siberiani, kirghisi, uzbeki ... che combatterono il nazifascismo come alleati degli statunitensi.

E meno male, questo sì, che grazie agli americani (e agli accordi di Yalta) le armate di Stalin non arrivarono fino a qui.

Ma la liberazione dal nazifascismo la dobbiamo ricordare.

Perchè nessun sistema economico e politico (e il nazifascismo, che non fu meno mostruoso del 'socialismo reale', ne è la prova eclatante) ha in sè l'immunità dal totalitarismo e dalla tirannia.

L'immunità passa prima di tutto da una visione più serena e disincantata della storia .... 

giovedì 22 aprile 2010

Idee poche ma confuse.

Si ricomincia.

Scade domani il termine per la presentazione in senato di emendamenti per la discussa (contro)riforma della professione forense.

Idee poche ma confuse.

Se da un lato abbiamo un ministro della Giustizia che da un lato non presenta emendamenti, ma dall'altro sollecita ripensamenti in ordine alla bozza in esame (!?!), dall'altro ancora abbiamo una classe forense sempre più spiazzata dalla situazione attuale.

Questa è la "battaglia del grano" e francamente è una battaglia che capisco. Avevo già scritto che ormai non sono più i dipendenti quelli che scioperano, ma padroncini e professionisti ..... Ora, proprio nel momento in cui i dipendenti, con la (contro)riforma della contrattazione collettiva (e il "depotenziamento" del contratto collettivo nazionale) stanno perdendo la garanzia stessa del salario minimo, gli avvocati che chiedono? I minimi obbligatori (ossia garantiti per legge).

Siamo al welfare forense (la definizione "welfare delle professioni" è del "Sole 24 ore") ....

Bene.

Alla fine hanno ragione loro. La riforma è una chiavica e alla fine finirà con l'emarginarli ulteriormente. Ma è il principio che conta: che ce ne frega del mercato che mette il povero contro il più povero?

Non me ne frega niente. Tanto la paura fa novanta e di fronte al questa crisi una classe forense in crisi di 'status' e che rischia di dover affrontare un probabilissima riduzione della giustizia (si chiami 'processo breve' o privatizzazione della giustizia del lavoro, il risultato è lo stesso: riduzione del contenzioso giudiziale) non ragiona e non ragionerà.

L'unica cosa che mi interessa che non mi neghino il diritto di far valere l'esame di abilitazione congelato dalla normativa emanata a fronte della precedente crisi (quella degli anni '30) e conseguente (contro)riforma.

E quindi forza con gli emendamenti, perché se alcune norme sono state cancellate dalla camera, restano norme (come l'art.2, comma 3) che possono precludere a chi non è attualmente iscritto la futura iscrizione all'albo degli avvocati.

A presto.

giovedì 15 aprile 2010

Il virus che ti fa causa

La paura fa novanta e lo sanno bene i truffatori.

Gli elementio fondamentale di ogni truffa sono il desiderio di guadagno (immeritato) o la paura: solo così il truffato infila da solo la testa nel cappio ...

E allora perchè non sfruttare l'onda di inquietudine lasciata da iniziative come quelle di Peppermit o della famigerata Logistep (e magari - diciamolo - il senso di colpa di 'alcuni' navigatori che amano un po' troppo la musica gratis ....)?

E allora è comparso in rete un virus che si 'traveste' da programma di controllo anti-pirateria e che fa apparire una schermata in cui si contesta il ritrovamento di file piratati, prospettando gravi sanzioni a meno che l'utente non accetti di pagare subito una somma a titolo di transazione.

Tutto falso, ovviamente. E l'ulteriore beffa è che il sito indicato per accogliere la transazione tramite carta di credito è un sito non collegato ad alcun circuito di pagamento, ma un sito fasullo (una specie di sito di phishing) che raccoglie dati di carte di credito per futuro uso ....

martedì 13 aprile 2010

Consapevolezza ...

"Per chi ha la consapevolezza
basta solo un accenno.

Per la massa degli indifferenti
la mera conoscenza è inutile
".


La citazione l'ho trovata sul frontespizio di un romanzo che ho recentemente comprato (L'albero dei giannizzeri di Jason Goodvin) e mi ha molto colpito.

Forse viviamo l'era dell'informazione; probabilmente viviamo l'epoca dell'indifferenza. Sicuramente non viviamo l'epoca della consapevolezza.

E qui mi fermo, perchè non sono un filosofo o un guru.

Torno al libro (un romanzo, appunto) e poi vi dico.

lunedì 12 aprile 2010

"siamo al top...." (upgraded)

Oggi è stata depositata la sentenza del caso Google-Vivi Down e, non appena avuta la notizia, mi sono precipitato a leggerne la motivazione.

Una lettura interessante da un lato e un po' deludente dall'altro.

Interessante la ricostruzione dei fatti, con tanto di ampi stralci dei verbali delle indagini di Polizia Giudiziaria e delle testimonianza.

Un po' deludente (per lo meno a mio parere) la parte di motivazione vera e propria: molti aspetti sono solo accennati e - anche se confesso di aver letto solo sommariamente le 111 pagine (!) della sentenza - fatico a cogliere il punto in termini concettuali, specie in termini di nesso tra la mancanza dell0 informativa (all'utente?) e accettazione del rischio di violazione dei diritti (dell' "interessato").

Una frase come quella che segue "Esiste quindi, a parere di chi scrive, un obbligo NON di controllo preventivo dei dati immessi nel sistema, ma di corretta e puntuale informazione, da parte di chi accetti ed apprenda dati provenienti da terzi, ai terzi che questi dati consegnano" fatico a collocarla sia nel contesto del d.Lgs.70/03 che nel contesto della normativa sulla data protection.

Lascerei per ora la parola agli esperti.

Molto istruttiva è, peraltro, la parte di ricostruzione del fatto relativa in particolare alla verifica della compliance di Google Italy S.r.l. rispetto alle normative italiane (pag.46 e s.s.).

Istruttivo: la policy pare fosse, nelle giurisdizioni extra USA, quella di non rimuovere contenuti diffamatori senza ordine di un giudice (o salvo che un avvocato non dimostrasse loro che non vi era spazio per difendere il contenuto contestato) e che di fatto nessuno o quasi degli avvocati italiani abbia mai avuto neppure risposta ai numerosi reclami presentati negli anni ...

E stando alla ricostruzione del Giudice, non si tratterebbe di incidenti o casi isolati, ma di un atteggiamento che - almeno fino a tutto il 2006 - sarebbe stato di totale disinteresse rispetto alla normativa italiana.

Bello. Ma piu' bella è stata la risposta che sarebbe stata data dal responsabile legale per l'Europa ad una richiesta di Google Italy, priva di supporto legale interno, di rivedere le policy interne in materia di privacy alla luce della normativa italiana: "siamo al corrente della vigente legislazione .... e 'siamo al top' su questo tema" ........


Aggiornamento del 14 aprile 2010.

E' sempre istruttivo poter osservare come si comporta una grande società nell'entrare in un nuovo mercato, specie quando questo mercato si trova in un piccolo paese molto lontano.

Tuttavia, discutendo di rispetto di normative, il primo punto da porsi è - ovviamente - quello dell'applicabilità di tali normative.

E questa mattina mi trovo questo commento di Bruno Saetta:
"Comunque ..., la condanna è per violazione dell'art. 167 c. privacy, che prevede una pena per chi tratta dati sensibili in assenza di consenso.
In realtà Google Italia (i 3 sono dirigenti di G Italia) non tratta alcunché, casomai è G Inc a trattare, e la stessa polizia postale ammette (13/11/06) che il contenuto era all'estero, negli USA. Ma il giudice dice che comunque ci sarebbe stato un trattamento a Milano.
La normativa privacy si applica anche a trattamenti avvenuti all'estero, se l'azienda ha una sede in Italia (per il giudice G Italia è collegata a G Inc) e degli strumenti in Italia, "salvo che essi siano utilizzati solo ai fini di transito nel territorio dell'Unione Europea". Che poi è il caso specifico, cioè i dati transitano verso gli Usa dove vengono trattati. Nello specifico il trattamento consiste nella conservazione del video per 2 mesi, ma il trattamento è avvenuto negli USA."
Certo che il trattamento è avvenuto negli USA: finalità e modalità del trattamento sono decise negli USA, le infrastrutture sono negli stati Uniti e persino i reclami ricevuti da Google Italy sono gestiti da là. Gli stessi imputati sono innanzitutto dipendenti di società straniere del gruppo Google e designati esponenti di Google Italy proprio in virtù di tale loro veste.

Tenuto conto che l'utente si collega direttamente alle infrastruttura di Google Inc (Google Italy agisce da interfaccia prevalentemente nella raccolta della pubblicità) non possiamo dire che neppure la raccolta dei dati avvenga in Italia.

E allora che c'entra l'informativa? Nulla, specie se quella che si imputa non è l'informativa all'interessato (prevista dalla legge, ove applicabile) ma l'informativa al soggetto che ha raccolto i dati (oggettivamente non prevista in alcuna norma ...).

Inapplicabile la legge sulla 'data protection' (continuo ad essere piuttosto allergico a chiamarla normativa sulla privacy), vincolata ad un principio espresso di territorialità, la condotta di diffusione dei dati nel territorio della Repubblica non è priva di rilevanza, ma va valutata alla luce dei principi di divieto dell'obbligo generale di sorveglianza e delle limitazioni di responsabilità degli internet service providers di cui agli art.14 e seguenti del D.Lgs.70/2003.

Si potrebbe, a mio avviso approfondire la questione dell'applicabilità a Google Video delle normative di cui sopra. Proprio la recente sentenza 23 marzo 2010 della Corte Europea di Giustizia (cfr. in particolare il punto 118) non ha affatto riconosciuto a Google lo status di intermediario 'neutro' ai fini dell'applicazione della disciplina di esenzione di responsabilità prevista dalle norme europee sul commercio elettronico (delle quali in D.Lgs.70/2003 costituisce attuazione) rinviando al giudice nazionale l'esame relativo e in particolare indicando specificamente il tema dell'indagine ("è invece rilevante il ruolo svolto dalla Google nella redazione del messaggio commerciale che accompagna il link pubblicitario o nella determinazione o selezione di tali parole chiave").

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