sabato 12 novembre 2011

Velasco - La cultura degli alibi



Questa sera c'è grande frenesia ed è giusto che sia così.

Non è che mi aspetti grandi miglioramenti a seguito delle dimissioni di Silvio Berlusconi (che rimane comunque nella posizione di condizionare pesantemente e di bloccare il paese ...), ma è un passo che andava fatto. Prima si inizia e prima si finisce ....

Poi la situazione è quella che è: vista la situazione in cui ci troviamo e la spinta dei mercati (o dei 'mercanti'?) possiamo scegliere tra una cura di "neoliberismo" (che non garantisce la ricrescita rischia di produrre pesanti danni sociali) o saltare il fosso e accettare una soluzione Islandese (dichiarare il default e accettare i crack della nostra finanza pubblica e privata). Sicuramente sceglieremo di bere l'amaro calice anche a costo del di cancellare gran parte del '900.

Shock economy, messa in pratica.

L'incredibile è che si sia giunti ad una situazione simile, a maggior ragione dopo gli sforzi e i sacrifici degli anni '90 per stabilizzare una finanza fuori controllo e entrare nell'euro ...


L'italiano è maestro di alibi, per sè e per gli altri. E' poi speciale a trovare alibi per i suoi governanti, a non chiedere loro di rendere conto delle loro azioni e a seguirli in ogni scelleratezza.

Senza una violenta reazione internazionali (suscitata dalla paura che a nostra crisi possa fare male a loro) questo governo sarebbe felicemente in carica e si preparerebbe a decidere l'elezione del prossimo Presidente della Repubblica: noi ci saremmo continuati ad accontentare di ragionamenti del tipo "tanto che ci vuoi fare", " ... sono tutti uguali" ... "siamo in Italia, queste cose sono nel nostro carattere nazionale". Mica diversi dagli argentini di Velasco ....

Non ne usciremo tanto bene, nè tanto presto (Argentina docet, anche in punto di necessità di pensare a soluzioni "anticonvenzionali" ai problemi economici), e in ogni caso chi pensa che tutto tornerà come prima si sbaglia di grosso.


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