venerdì 20 luglio 2012

I pirati sono loro!

Carina questa notizia.

Avete presente lo spot contro la pirateria?


Un tribunale di Amsterdam ha stabilito che la colonna  sonora è stata utilizzata senza l'autorizzazione del suo autore.

In una parola la colonna sonora è stata 'piratata'.

Attenzione mentre lo visualizzate: .... stanno violando le legge!

domenica 18 marzo 2012

Dare i numeri: i numeri della pirateria


Quando si parla di "pirateria" (non di quella vera, quella che ci porta ad imbarcare fucilieri di marina sulle navi, ma di quella relativa alla proprietà intellettuale) è facile "dare i numeri".

Per forza. Trattandosi di attività illegali, chi può controllare se sono dati veri o falsi?

Sappiamo tutti che su certi canali la maggior parte delle opere scaricate sono illegali, ma che danno ciò realmente causa alla cd 'industria della creatività'?

Ciascuno dice la sua e le associazioni che rappresentano gli interessi dell'industria dell'intrattenimento diffondo cifre impressionanti, sia in tema di perdite monetarie, che in termini di perdita di posti di lavoro (tema quanto mai d'attualità, di questi tempi).

Cosi abbiamo, ad esempio, la "Motion Picture Association" che lamenta la perdita di 58 miliardi di dollari (all'anno, ovviamente) dovuta alla pirateria o un calcolo che indica in 150.000 dollari il risarcimento spettante ai titolari dei diritti per ogni singola opera (canzone o film) scaricato illegalmente....

Il dubbio che non siano cifre serie può anche venire e il filmato di cui sopra affronta la questione con qualche dato e, soprattutto, con una buona dose di umorismo.

domenica 4 marzo 2012

Privatizzare la Polizia?

"Logo Land" è un libro di fantascienza uscito ormai quasi 10 anni fa (nel 2003) e che descrive una società dove il settore privato ha assunto quasi tutto il potere, lasciando agli stati compiti del tutto marginali.

Tra gli altri servizi privatizzati ci sono ormai la giustizia e la polizia.

La polizia "statale" limita la propria attività alla prevenzione, mentre le indagini su illeciti già avvenuti sono ritenute antieconomiche e quindi sono privatizzate: chi intende far svolgere un'indagine deve fare un contratto con la polizia (o un'altra organizzazione privata concorrente), che poi può decidere di subappaltare il lavoro ad organizzazioni più economiche ...

E' un'opera di fantasia, ma oggi leggo su The Guardian che la due tra le più grosse polizie del Regno Unito hanno lanciato una gara d'appalto (per un un miliardo e mezzo di sterline) per privatizzare compiti di polizia come lo svolgimento delle indagini e la detenzione dei soggetti arrestati ...

Estratti del contratto possono essere letti a questo link.

Meno stato e più mercato...

domenica 19 febbraio 2012

L'ipocrisia della polemica sull'articolo 18.

Mi sento sempre più a disagio di fronte alla polemica sul "famigerato" articolo 18.

Ormai siamo alla filosofia, anzi alla pedagogia. E così ecco giornalisti ed "esperti", oltre allo stesso Presidente del Consiglio, insegnare ai giovani che il posto fisso è morto, anzi è "noioso" e tutto sommato non sarebbe neppure desiderabile.

Una generazione di persone che al posto fisso non ha mai rinunciato, anzi, ha sempre preteso la protezione del proprio posto e dei propri diritti, elogia l'insicurezza (degli altri, ovviamente) ...

D'altronde siamo un paese profondamente paternalista (oltre ad essere sempre il paese della controriforma: interessante questo libro) e certe sparate, lungi dall'essere accolte con la dovuta perplessità, vengono ripetute e propalate con acritica approvazione.

Ma non è solo una questione di metodo (come si dice ora) a rendermi perplesso, ma il merito della questione.

Innanzitutto non è l'articolo 18 a impedire i licenziamenti.

I licenziamenti - giova ripeterlo - in Italia sono possibili, ma   vanno giustificati. E non è una posizione peculiare di noi italioti: in tutta Europa il licenziamento ingiustificato è impugnabile davanti al giudice.

La peculiarità italiana (e di altri paesi come l'Austria, ad.es.) è che il giudice può ordinare all'imprenditore che abbia effettuato un licenziamento in violazione delle regole di riassumere il lavoratore.

E' questo che offende i nostri i nostri "liberal-liberisti" (come i mitici Giavazzi-Alesina sul "Corriere della Sera")?

In fondo l'articolo 18 è espressione di un principio fissato nella nostra legge da Mussolini negli anni '40: il principio secondo il quale "Il danneggiato può chiedere la reintegrazione in forma specifica, qualora sia in tutto o in parte possibile. Tuttavia il giudice può disporre che il risarcimento avvenga solo per equivalente, se la reintegrazione in forma specifica risulta eccessivamente onerosa per il debitore" (art.2058 c.c. sul "risarcimento in forma specifica") e in effetti i pretori italiani avevano già comunque iniziato a disporre la reintegrazione del lavoratore anche prima dell'approvazione dell'art.18.

Se il problema è la protezione del lavoratore, chiariamo subito che la sanzione risarcitoria (specie se limitata per legge ad un certo numero di mensilità) non ha alcuna efficacia: il lavoratore non ha alcuna possibilità di aspettare da disoccupato un risarcimento di 10 o 15 mensilità (che arriverebbe dopo tre gradi di giudizio e alcuni anni a casa senza soldi ...) e avrebbe interesse ad accettare qualunque transazione, che gli consentirebbe tra l'altro di cercare un nuovo lavoro (nessuno assume un lavoratore in causa con il proprio datore). Teniamo conto, poi, che per molti lavoratori (gli ultra quarantenni) le speranza di trovare un posto sono sempre stata estremante ridotte anche quando la crisi non c'era.

Se il problema è quello che l'articolo 18 scoraggerebbe le assunzioni, risponderei che non c'è alcuna prova empirica del fatto che la facilità di licenziare (come pure la 'flessibilità') aumenti l'occupazione.

Il tasso di inflazione italiano è in linea con quello dei paesi 'flessibili' e quello dei paesi (come l'Austria) dove c'è la sanzione della reintegrazione non è peggiore di quelli di altri paesi ...

Non c'è alcuna prova empirica che questa norma impedisca di assumere. Anzi, vediamo proprio della realtà italiana che l'introduzione della flessibilità (dal "pacchetto Treu" in poi) non ha aumentato l'occupazione ma ha solo aumentato l'area del lavoro "a tempo".

Sotto un profilo di puro diritto, poi, se il problema fosse che le regole italiane sono troppo rigide in tema di licenziamento, dovremmo concentrarci sulle regole che consentono (o non consentono) di licenziare. 

Limitarsi a depotenziare la sanzione è la tipica risposta "all'italiana"  ed un modo di rifiutarsi tanto di tutelare quelli che sono illecitamente licenziati quanto quelli che avrebbero la necessità legittima di ridurre il personale (o di liberarsi di fannulloni o dei fetenti).

Tra l'altro, accanirsi sul posto fisso va oltre.

L'economia italiana, almeno per tutto il '900, si è basata sul posto fisso (articolo 18 o meno chi voleva lavorare lavorava e aveva la ragionevole aspettativa di continuare ad occupare lo stesso posto) e il tanto vantato risparmio degli italiani (e in primis la casa di proprietà) è frutto di questa epoca.

Che l'eliminazione del posto fisso sia un valore, mi sembra difficile da dimostrare.

sabato 14 gennaio 2012

Anno nuovo, libri nuovi (updated).

Alla fine mi sono deciso. 

Dopo molte riflessioni, mi sono deciso a comprarmi un lettore di ebook.

Devo dire che le riflessioni sono state molto utili, sia per quanto riguarda i lettori che gli ebook. 

Per quanto riguarda i lettori, ero partito cercando un lettore che potesse accomunare più funzioni, che fosse economico, leggero e avesse una grande batteria. In pratica un iPad economico e con lo schermo più (opaco per non stancare la vista).

Era un obiettivo troppo 'ambizioso'.

Esistono lettori (come gli ultimi Kindle Fire e il Nook di Barnes & Nobles) che promettono navigazione internet, grande autonomia e grandi schermi con prezzi decisamente aggressivi (specie rispetto all' iPad). In sostanza dei tablet economici ottimizzati per leggere ebook, dove l'iPod (senz'altro più potente e versatile) è ottimizzato per contenuti multimediali, ma non per la 'semplice' lettura. Lo schermo dell'iPad, luminoso e lucido, diventa poco leggibile alla luce diretta del giorno (quando lo schermo di un buon lettore rimane perfettamente opaco e leggibile) e tanti mi hanno confermato che, con lunghi periodi di lettura, stancano molto gli occhi. A ben guardare, poi, come tablet hanno prestazioni piuttosto limitate (la navigazione ha molti intoppi e le applicazioni da caricare sono non tantissime e a pagamento), costano comunque un po' e hanno ingombri discreti (non stanno nella tasca di un giaccone).

A questo punto meglio una macchina dedicata, piccola efficace ed economica, rispetto a giocattoli più costosi e ingombranti, che comunque saranno superati prima della fine della loro vita operativa ...

Anche relativamente agli ebook ho dovuto cambiare prospettiva: con i prezzi attuali un ebook con DRM (il lucchetto anticopia) non è un gran concorrente del libro tradizionale: costa troppo (il risparmio è spesso di soli 2 euro e talvolta non c'è neppure), non lo puoi rivendere o prestare e - essendo legato ad una certa tecnologia e ad un certo numero di lettori - secondo me non è assolutamente detto che possa essere leggibile trascorsi un po' di anni.

Certo risparmi spazio (e non è poco per chi ha già un migliaio di libri ...).

Ma c'è un mondo di ebook che non vengono distribuiti dalle normali case editrici e - delizia delle delizie - sono gratis.

Si trovano molti ebook gratis in italiano su Liberliber, su Project Gutemberg (che tra l'altro ha un enorme catalogo multilingue)  e Feedbooks, che è prevalentemente per libri in  altre lingue, ma ha un catalogo italiano tutto da scoprire.

Sono spesso libri in pubblico dominio (quindi editi prima degli anni '30), ma spesso anche molto interessanti e talvolta ormai difficili da trovare in edicola.

Poi ho avuto il piacere di scoprire un gruppo di autori (prima riuniti intorno al nome di "Luther Blisset", poi "Wu Ming Foundation" e ora "Giap") che hanno scritto e pubblicato (sotto licenza Creative Commons - non commerciale) una serie molto interessante di romanzi storici, poi finiti anche in libreria.

Il primo che ho letto, Q, è stato davvero una piacevole scoperta, anche per la ricostruzione del periodo storico (la riforma protestante) da noi di solito poco studiato.

Visto che il gratis è la miglior ricetta pubblicitaria di tutte, numerosi altri autori hanno iniziato a rendere disponibili i propri libri liberamente su internet per poi sbarcare in libreria: di qui il successo di "Alice senza niente".

Anche autori già affermati (vedi Edoardo Nesi, con l'interessante "Storie della mia gente") hanno scelto di sostenere le vendite cartacee con ebook gratis.

Per cui ho comprato uno dei lettori più piccoli in commercio: il Sony prs-350 e ci ho caricato circa 50 libri che mi sto allegramente leggendo.

Buona lettura anche a voi!

Aggiornamento del 21 gennaio 2012

L'amico ps mi segnala, con un commento, che il libro di Nesi potrebbe essere in circolazione gratis senza il consenso del titolare dei diritti. Per prudenza - visto che non trovo conferme da altre parti che il libro sia distribuito gratis -   rimuovo il link. Due sole notazioni: il libro si è rivelato interessate e intendo tener d'occhio l'autore, che non conoscevo (ho scoperto ora che ha vinto il premio Strega): quello che è certo è che ben difficilmente avrei pagato più di 10 euro per un libro (ebook o meno), di un autore a me sconosciuto e per di più per un libro di poco più di 100 pagine.   Inoltre, la differenza di prezzo tra libro e ebook si conferma anche qui di circa 2 euro (2 euro e un centesimo per la precisione) e credo che qui per le case editrici ci sia molto da lavorare se vogliono davvero spingere sugli ebook ...

mercoledì 21 dicembre 2011

Auguri avvocateschi ...

Qualche anno fa avevo pubblicato un esempio di come un avvocato avrebbe potuto stendere il proprio biglietto di auguri.

Il testo iniziava così: 

"From us ("the wishor") to you (hereinafter called “the wishee"), please accept without obligation, implied or implicit, our best wishes for an environmentally conscious, socially responsible, politically correct, low stress, non-addictive, gender neutral, celebration of the winter solstice holiday, practiced within the most enjoyable traditions of the religious persuasion of your choice, or secular practices of your choice ..."
... e finiva con un lungo elenco di disclaimer.

Qualche bello spirito ha anche trovato il tempo di tradurli in italiano.

Proprio ieri mi arrivano questi auguri di Natale, mandati da uno studio legale piuttosto noto e che ci trovo?

Tre bei disclaimer. Frasi del tipo:
"We disclaim all responsibility for those recipients whose country in which Christmas is not a formal public holiday".
o:
"We  extend  our  wishes  with  no  obligation,  express  or  implied,  and  without regard to your race, age, gender, religious faith and political beliefs".
Mi ha risollevato la giornata. Mai avrei pensato che una nota law firm ('giovane', ma danarosa) avesse voglia di fare dell'autoironia con gli auguri ai clienti ...

Ecco gli auguri:


Buon Natale!

domenica 18 dicembre 2011

La truffa con le stellette (ossia la falsa Gdf online) ...

Non occorre studiare il "social engineering" per sapere che due sono i principali motivi che spingono la gente a cadere nelle truffe:
  1. il desiderio di ricevere un premio;
  2. la paura di ricevere un danno.
Il meccanismo n.1 (il desiderio di ricevere un premio) funziona meglio  quando il premio tutto sommato è inaspettato (o non del tutto meritato), mentre il meccanismo n.2 (la paura del danno) funziona anche meglio quando la vittima già teme l'evento negativo o, caso ancora diverso, ha tutto sommato la coscienza un po' sporca  e quindi si aspetta di essere punita. In questi casi spesso la vittima si 'butta' essa stessa nella trappola senza fare tante domande ...

Lo sanno bene gli inventori del phishing, che hanno sfruttato ampiamente entrambe le tecniche: infatti le mail o attirano la preda con il miraggio di un premio (es. una lotteria alla quale la vittima non ha partecipato) o minacciano un danno che la vittima teme (un attacco di hacker, un'arbitraria chiusura del proprio account da parte della banca ...).

Non ci vuole la tecnologia per prendere il controllo di un computer ... In fondo anche inganni banali, quando incontrano una vittima nella giusta "disposizione d'animo", funzionano, perchè in tal caso la vittima si infila volontariamente nella trappola.

Allora che c'è di meglio - specie di questi tempi - che impersonare la Guardia di Finanza?

Nasce così una truffa che sfrutta il logo (e parzialmente il sito) della Guardia di Finanza convincendo le ignare (e sprovvedute) vittime a fare pagamenti su un sito estero per sanare una violazione di proprietà intellettuale asseritamente rilevata dalla GdF.

Nonostante le modalità inconsuete (e alcuni particolari francamente un po' surreali, come la mail da "servizio_clienti@gdf.it") un po' di gente ci deve essere cascata se sul sito ufficiale della Guardia di Finanza (e in particolare sulla pagina del GAT- Gruppo Anticrimine Tecnologico)  ci sono articolate istruzioni su come evitare la truffa ....


martedì 29 novembre 2011

Programmi per elaboratori e ipotesi di 'copiatura funzionale' ...


Interessante e articolata l'opinione resa dall'Avvocato Generale presso la Corte di Giustizia dell'Unione Europea nella causa C-406/10.

L'High Court inglese ha interpellato la Corte di Giustizia dell'Unione Europea in un inconsueta causa promossa da SAS Institute Ltd contro World Programming Ltd relativa all'asserita riproduzione di funzioni di un programma per elaboratore.

Nella causa in corso in Inghilterra, una società (Sas Institute) accusava l'altra (World Programming) di aver realizzato un programma in grado di eseguire programmi di Sas (una sorta di emulatore) violando la  proprietà intellettule di quest'ultima.

E' interessante peraltro che non vi è prova che Word Programming  abbia avuto accesso al codice sorgente di Sas e quindi è difficile dire che abbia copiato in senso classico.

La causa si svolge pertanto sulla riproduzione di funzioni già implementate dal programma asseritamente 'copiato' e coinvolge vari temi, quali:

  • la tutelabilità delle idee (ipotesi nettamente rifiutata dall'Avvocato Generale, per lo meno sulla base della tutela data dal copyright);
  • la tutela dei manuali d'uso (ritenuti tutelabili in quanto siano espressione di originalità);
  • la tutela dei linguaggi di programmazione (visti dall'avvocato Generale come elementi funzionali, come tali non tutelabili);
  • la facoltà del licenziatario di risalire ai principi di funzionamento di un programma per elaboratore, con particolare riferimento alla possibilità di ricostruire i formati dei file del programma sotto osservazione (ammissibile negli stretti limiti necessari per raggiungere l'interoperabilità con altri programmi, ma non per ricostruire il codice sorgente);
Attendiamo la decisione della Corte

sabato 12 novembre 2011

Velasco - La cultura degli alibi



Questa sera c'è grande frenesia ed è giusto che sia così.

Non è che mi aspetti grandi miglioramenti a seguito delle dimissioni di Silvio Berlusconi (che rimane comunque nella posizione di condizionare pesantemente e di bloccare il paese ...), ma è un passo che andava fatto. Prima si inizia e prima si finisce ....

Poi la situazione è quella che è: vista la situazione in cui ci troviamo e la spinta dei mercati (o dei 'mercanti'?) possiamo scegliere tra una cura di "neoliberismo" (che non garantisce la ricrescita rischia di produrre pesanti danni sociali) o saltare il fosso e accettare una soluzione Islandese (dichiarare il default e accettare i crack della nostra finanza pubblica e privata). Sicuramente sceglieremo di bere l'amaro calice anche a costo del di cancellare gran parte del '900.

Shock economy, messa in pratica.

L'incredibile è che si sia giunti ad una situazione simile, a maggior ragione dopo gli sforzi e i sacrifici degli anni '90 per stabilizzare una finanza fuori controllo e entrare nell'euro ...


L'italiano è maestro di alibi, per sè e per gli altri. E' poi speciale a trovare alibi per i suoi governanti, a non chiedere loro di rendere conto delle loro azioni e a seguirli in ogni scelleratezza.

Senza una violenta reazione internazionali (suscitata dalla paura che a nostra crisi possa fare male a loro) questo governo sarebbe felicemente in carica e si preparerebbe a decidere l'elezione del prossimo Presidente della Repubblica: noi ci saremmo continuati ad accontentare di ragionamenti del tipo "tanto che ci vuoi fare", " ... sono tutti uguali" ... "siamo in Italia, queste cose sono nel nostro carattere nazionale". Mica diversi dagli argentini di Velasco ....

Non ne usciremo tanto bene, nè tanto presto (Argentina docet, anche in punto di necessità di pensare a soluzioni "anticonvenzionali" ai problemi economici), e in ogni caso chi pensa che tutto tornerà come prima si sbaglia di grosso.


lunedì 3 ottobre 2011

Shock economy

 "Shock economy è un saggio della giornalista canadese Naomi Klein, pubblicato nel settembre del 2007.
Il libro studia gli effetti e le applicazioni delle teorie liberiste di Milton Friedman e della Scuola di Chicago in diversi Stati del pianeta, dagli anni sessanta fino al 2007. La tesi principale sostenuta dall'autrice è che l'applicazione di queste politiche (che prevedono privatizzazioni, tagli alla spesa pubblica e liberalizzazioni dei salari) sia stata effettuata sempre senza il consenso popolare, approfittando di uno shock causato da un evento contingente, provocato ad hoc per questo scopo, oppure generato da incapacita politiche o da cause esterne. Inoltre l'effetto dell'applicazione di queste teorie è stato la crescita della disoccupazione e il generale impoverimento della popolazione".

Era tutto già scritto?

Dopo la "lettera segreta" della BCE al Governo italiano, con le sue ricette ultraliberiste, l'uscita di FIAT da Confindustria, rea di essere troppo morbida sulle deroghe alle leggi attuali sul diritto del lavoro.

L'Italia sta per essere profondamente trasformata da una serie di 'modernizzazioni' che pochi vogliono, me tutti ormai cominciano a ritenere ineluttabili e nessuna voce si leva contro questi programmi.

Allora, ci siamo?

sabato 3 settembre 2011

Settembre



Settembre è il mese in cui si rientra a lavorare ed è il mese nel quale i  bimbi  iniziano un  nuovo anno scolastico. Per me l'anno è sempre iniziato a settembre.

Ma settembre ha anche un'altra caratteristica: è il primo dei mesi consigliati per il consumo di ostriche: i francesi dicono che le ostriche vanno mangiate nei mesi con la "r" e quindi da settembre ad aprile (in francese gennaio  si dice janvier).

Dato il sovrappeso accumulato in vacanza, penso che me ne starò buonino buonino almeno fino a metà ottobre. Nel frattempo mi lustro gli occhi ...
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