mercoledì 24 febbraio 2010

Il giorno del giudizio ...

Il processo era in corso da tempo, oggi la sentenza.

Condannati tre dirigenti di google per la pubblicazione (quasi quattro anni fa) del video che mostrava un alunno disabile crudelmente sbeffeggiato dai compagni sotto lo sguardo di un insegnate.

Comprensibilmente la sentenza sta facendo il giro del mondo e i commenti sono quanto meno perplessi (quando non del tutto fuori tono).

In questo fiume di bit è difficile trarre qualche indicazione seria, posto che la motivazione della sentenza è nota e il processo si svolto a porte chiuse (su richiesta degli avvocati di google).

Premetto che rimango perplesso sull'esito del giudizio, soprattutto in una prospettiva non giuridica e partendo dalla considerazione che è stata proprio l'enorme pubblicità data al filmato da google che ha consentito di scoprire il ripugnante comportamento dei compagni del disabile e di venire in suo aiuto.

Tuttavia l'aspetto giuridico è a mio avviso molto meno chiaro di quanto non si pensi.

Le norme non prevedono affatto un'esenzione assoluta di responsabilità per i soggetti che pubblicano contenuti altrui sui siti.

L'esenzione è relativa ai servizi di trasporto ('mere conduit'), chaching e hosting (art.14, 15 e 16 D.Lgs.70/03).

Siamo sicuri che l'attività di google video sia mera servizio di hosting? Ci voglio pensare: google non solo acquisisce dall'utilizzatore dei servizi "una licenza eterna, irrevocabile, mondiale, priva di royalty e non esclusiva a riprodurre, adattare, modificare, pubblicare, eseguire pubblicamente, visualizzare pubblicamente e distribuire " qualsiasi contenuto che venga caricato sui suoi server, ma promuove attivamente alcuni contenuti, sia pure con strumenti automatizzati (quali gli elenchi di video più visualizzato o i suggerimenti nelle ricerche).

Ma farsi cedere i diritti e promuovere la diffusione non sono le attività tipiche di un editore?

Come dicevo, ci voglio pensare.

Temo pero' che abbia colto nel segno Marco Scialdone quando afferma che "YouTube e i servizi similari siano degli ibridi che non rientrano pienamente in nessuna delle tre categorie di esenzione immaginate dal legislatore comunitario. Questa è la ragione per cui anche la giurisprudenza fa fatica ad inquadrarne le relative condotte". Oltretutto nel campo del penale ci vorrebbe un elemento soggettivo (da dimostrare in concreto).

Tuttavia la motivazione la vorrei proprio leggere.

Che poi la soluzione (e la legge) mi soddisfi, è un altro conto.


domenica 7 febbraio 2010

Pigs in the wind ..

C'è poco da stare allegri.

Nei giorni scorsi un po' tutti i giornali italiani ci hanno spiegato che la recente caduta delle borse è legata ai dubbi circa la tenuta di alcuni paesi europei che hanno un debito un po' troppo 'gonfiato' e che sarebbero Portogallo, Irlanda e Grecia.

Questi paesi sono in difficoltà anche perché spendono quasi il 40% del gettito fiscale solo per ripagare il debito e sostanzialmente possono finanziarlo solo con nuovo debito (titoli di stato) che fanno sempre più fatica a piazzare.

Gli esperti avrebbero coniato il termine PIGs (maiali) per riferirsi a questi paesi.

Non mancano di un certo (cinico) spirito, questi 'esperti'.

C'è, però, poco da ridere, almeno per noi: nonostante i rassicuranti articoli dei media italiani il termine comunemente usato negli Stati Uniti è PIIGs (Portogallo, Irlanda, ITALIA e Grecia) ......

Del resto il nostro debito pubblico è in percentuale uno dei più alti del mondo, ben più alto degli altri 'maialotti'.

mercoledì 3 febbraio 2010

L'orrore economico

Quando ho comperato questo libro, nel 2000, ero stato attratto dalla critica del Corriere: si trattava di una stroncatura così pesante, ideologica e ottusa che mi era parso chiaro che il libro aveva colpito un nervo scoperto e che meritava una lettura ....

Una lettura interessante anche se, a sua volta, densa di ideologia e autoreferenzialità.

Il tema, però, della sparizione del lavoro (inteso come impiego) e dell'aumento della disoccupazione come fenomeni non transitori ma strutturali della nuova società e vero motore dei cambiamenti dell'epoca attuale mi faceva riflettere.

Il tempo è passato.

Eppure i nostri padri e i nostri nonni e i loro nonni vivevano di lavoro stabile e allora ogni altra forma di lavoro (il termine precariato non era stato inventato, allora c'erano i braccianti a giornata, i soprannumerari negli uffici e le professioni più antiche ....) era il regno dei disperati ....

Come si fa ad immaginare un mondo dove l'occupazione regredisce strutturalmente (e gli occupati sono a loro volta additati ai disoccupati come la vera anomalia)?

Alcuni giorni fa lo rivedo in ristampa da Feltrinelli e devo dire che un brivido mi è sceso lungo la schiena: possibile che fosse tutto già così chiaro più di dieci anni fa fa?

Eppure la spiegazione si trova sul dorso stesso del libro:
"Niente indebolisce, niente paralizza come la vergogna. E' un sentimento che altera sin dal profondo, lascia senza risorse, consente qualunque influenza dall'esterno, riduce chi la patisce a diventare una preda: da qui l'interesse dei poteri a farvi ricorso e a imporla. E' la vergogna che permette di fare le leggi senza incontrare opposizione , e di trasgredirle senza temere proteste. La vergogna dovrebbe essere quotata in Borsa: è un elemento importantissimo del profitto ..."

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