domenica 29 giugno 2008

Una convention per avvocati "open source"


A Parigi, il prossimo 24 settembre.

Tema dell'incontro la licenza GPL3.

Tra gli italiani (non ancora confermato, però), Carlo Piana (già autore di un pregevole articolo in materia di "Licenze pubbliche di software e contratto", l'unico articolo italiano che io abbia reperito sull'argomento).

Ho bisogno di ferie ......

Fa caldo ....

Sono stanco ...

I giornali dicono che il nostro Premier colloca le attricette presso la TV di Stato e il Parlamento si appresta indignato a legiferare contro le intercettazioni e contro la pubblicazione degli atti delle inchieste sui giornali ...

Ho bisogno di ferie .... lontano.



p.s.: la foto non è stata presa in un paese caldo, ma nel Devon (in uno dei rari momenti senza pioggia)
incredibile come un in foto paesaggio possa risultare così diverso .....

sabato 28 giugno 2008

Unbundling windows?


Leggo su PC World la notizia di una sentenza francese che avrebbe obbligato un venditore al dettaglio a evidenziare a parte il costo della licenza per i sistemi operativi Windows precaricati venduti insieme ai P.C..

La notizia è stata ripresa anche da altre fonti (in italiano, anche se forse non ancora su Punto informatico, che aveva già in passato seguito la vicenda).

La questione è interessante in generale, perchè non si hanno fino ad ora cifre certe circa il costo di una di queste licenze "preinstallate" (le cd. licenze "OEM", acronimo che sta per "Official Equipment Manifacturer"). Certo, si possono fare supposizioni sulla base della differnza di costo dei PC con licenza e quelli "nudi" (disponibili peraltro, solo per le aziende e non "al dettaglio") e si stima un costo di qualche decina di euro (avevo in mente una cifra intorno ai 70 euro per una licenza di Vista, attualmente i sistemi XP licenziati per i "subnotebook" come l'eeePC - data la pressione di Linux - possono costare al fabbricante molto meno, anche meno di 30/40 euro).

Stiamo parlando del fenomeno del "bundling" ossia della vendita di un oggetto (il PC) solo in combinazione con un altro bene (il sistema operativo Windows). L'associazione francese che ha promosso il giudizio (UFC-Que Choisir) si è detta inosddisfatta, perchè puntava al divieto di tale prassi, puntando - quindi - sull' "unbundling".

Della vicenda ne aveva accennato mesi fa anche Guido Scorza che faceva notare che in Francia (diversamente dall'Italia, peraltro) la legge includeva le vendite in bundle tra gli esempi di "pratiche commerciali scorrette".

La questione è interessante, andando a indagare sul sistema delle licenze OEM si va a sondare il vero cuore del sistema di vendite di Microsoft, quello che l'ha portata sul 99% dei PC del pianeta.

Se parliamo di sistemi operativi, la vendita di licenze di Windows separate dall'hardware è assolutamente marginale, in quanto tutti (ivi comprese P.A. e grandi aziende) comprano le licenze del sistema operativo dei PC in forma di licenza OEM, strettamente legata alla macchina. Anche i famosi "Enterprise Agreement" consentono determinate facoltà e diritti ulteriori (ad esempio l'upgrade della licenza all'ultima disponibile) ma non ne prescindono, anzi presuppongono il precedente possesso di una licenza (OEM appunto) che è pagata al costruttore al di fuori dell'Enterprise Agreement.

L'effetto di questo sistema è che di fatto pressochè tutti i PC escono dalla fabbrica con un sistema Windows installato dal fornitore.

L'unica (parziale) eccezione è data dal fenomeno dei "subnotebook" (i PC "low cost" come l'eeePC), che hanno risorse hardware talmente "scarne" da renderli incapaci di supportare Vista e per i quali sono disponibili versioni in Linux (notoriamente meno esoso di risorse elaborative). Proprio la concorrenza di un altro sistema operativo, fatto nuovo e del tutto imprevisto per Microsoft, l'ha costretta a prolungare la vita operativa di Xp e ad abbassarne in maniera molto sensibile i prezzi per chiudere questa "falla" nel sistema ....

Ma il bundling rimane e fino a che, comunque, il PC esce dalla fabbrica già equipaggiato con Windows, riamane pochissimo spazio per fornitori di sistemi operativi che non siano (come Apple o - per i server - SUN) anche i produttori dell'hardware.

Per carità, l'unico concorrente di Microsoft, oltre ad Apple stessa, è Linux, che è molto maturato ma che non ha comunque la immediatezza di utilizzo e la compatibilità (bella forza) di Windows, ma è un gatto che si morde la coda.

Io credo però, che - oltre che in termini di pratiche scorrette nei confronti della clientela (che in effetti, nella stragrande maggioranza, ha interesse forte ad avere un PC con già il software preinstallato e si ribellerebbe a doverlo fare da sè, anche se fosse semplicissimo - e sostanzialmente è già molto semplice) - la questione potrebbe essere interessante in termini di antitrust perchè di fatto in quest termini la competizione è impossibile.

Tempo fa era uscita una proposta nel senso dell' "unbundling", ma non se ne è più parlato, salvi pochissimi dibattiti (in lingua inglese).

Eppure .....

lunedì 23 giugno 2008

Meglio tardi che mai

Fusse che fusse la volta buona?

IBM, che negli anni '90 si è fatta incredibilmente soffiare la palma di più grande software del mondo da un suo ex subfornitore, ha ora deciso di cominciare i rimpiazzare i prodotti della concorrenza con i propri.

Ma davvero?

Non so se la cosa verrà fatta sul serio e, anche se lo facessero ora, che sono ormai usciti dal mercato dei PC, non so se la mossa potrebbe avere l'effetto che avrebbe avuto anni fa.

Anyway: IBM avrebbe intenzione di sostituire, quanto meno su 20.000 dei suoi desktop, le applicazioni della suite Office con una propria applicazione open source, basate su OpenOffice: Lotus Synphony.

La cosa incredibile è che OpenOffice è disponibile da diversi anni e non è solo funzionalmente del tutto identico al pacchetto Office di Microsoft, non solo è ormai quasi del tutto interoperabile con Office (mentre non è vero il contrario), ma è anche sempre stato gratis.

IBM, come molte altre multinazionali, non ha mai esitato, negli ultimi anni, a licenziare migliaia di dipendenti per risparmiare, eppure ha sempre continuato a foraggiare il più agguerrito dei suoi dipendenti comprando a piene mani pacchetti di software applicativo quando la soluzione open era disponibile da tempo sul mercato .......

Ci sono misteri nel mondo del software che sono difficili da spiegare.

Comunque ora, timidamente, sembra che si avviino a promuovere un proprio prodotto (Lotus è di IBM dagli anni 90, gli anni del mitico Lotus Notes e dell'ottima suite per ufficio che - anch'essa - è caduta nel dimenticatoio, abbandonata anche da IBM) e a contribuire ad accreditare un'alternativa al monopolio di Microsoft sulle applicazioni per ufficio.

Incredibile, no?

domenica 22 giugno 2008

Riforma delle professioni legali e diritto comparato

Interessante studio pubblicato sul sito del senato intitolato "Riforma dell'ordinamento forense - Diritto comparato" (gennaio 2008).

I disegni di legge per la discussione dei quali lo studio era stato redatto sono decaduti a seguito della chiusura anticipata della precedente legislatura, ma gli studi in questione sono articolati, autorevoli (non essendo stati redatti da una "parte in causa") e molto leggibili.

In particolare viene ricapitolato il quadro normativo in essere sia a livello di regole comunitarie, sia con riferimento a Francia, Spagna, Germania e Regno Unito (per quest'ultimo paese lo studio è, però, già parzialmente da aggiornare a seguito del recente e controverso "Legal Services Act", che introduce la possibilità di ammettere soci di capitali nelle "law firms" .....).

sabato 21 giugno 2008

Sicurezza sul lavoro

In questo periodo devo frequentemente dilettarmi (nel senso che sono un dilettante, non che ne traggo un qualche piacere) con il D.Lgs.81/2008, ossia il Testo Unico sulla sicurezza sul lavoro, che ha sostituito, tra gli altri, i famigerati D.Lgs.626/94 e 494/96.

Mi trovo così frequentemente a rompere le ... ai colleghi del servizio prevenzione e protezione, che evidentemente non ne possono più di me e quindi mi hanno mandato questa presentazione per farmi capire un po' meglio di che si parla.

Sono rimasto prima attonito, poi .....

Bah, guardatevela:


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>>> cliccate sulle freccette in basso a sinistra
per scorrere la presentazione<<<

mercoledì 18 giugno 2008

Approfondimenti sul caso Akzo

Interessante e approfondito studio di Assonime sul caso Akzo ("Legal privilege e diritto antitrust: la giurisprudenza CEE da AM&S ad Akzo" di Ginevra Bruzzone), consultabile a questo link.

Nel settembre 2007 il Tribunale di primo grado dell'UE, pronunciandosi sul "caso Akzo" (un procedimento antotrust avanti alla Commissione Europea), si è espresso nel senso dell'inapplicabilità del legal professional privilege (segreto professionale) agli avvocati che siano dipendenti da un'impresa. Confermando l'atteggiamento restrittivo già adottato con il caso AM&S, ha negato la protezione delle comunicazioni degli avvocati che siano in rapporto di lavoro dipendente con un'impresa anche quando, sulla base della prapria legislazione nazionale, gli avvocati-dipendenti, iscritti agli albi e soggetti alla deontologia professionale, beneficino del segreto professionale (oltre ad avere il patrocinio). Il punto centrale della motiviazione è rappresentato dal fatto che all'avvocato dipendente, ancorchè abilitato all'esecizio della professione legale sulla base del rispettivo ordinamento nazionale, mancherebbe - appunto - il requisito dell'indipendenza.

La questione ha, finora, destato limitatissimo in Italia, dove l'avvocato che sia legato da un rapporto di lavoro dipendente con un impresa (diversamente da quanto avviene nell'ambito del rapporto di impiego pubblico) perde il diritto al patrocinio (e l'iscrizione all'albo degli avvocati) e il diritto ad un segreto professionale opponibile all'autorità.

Maggiore dibattito si è avuto, invece, nei paesi dove la professione di avvocato non è incompatibile con il rapporto di lavoro dipendente (nel Regno Unito, ma anche negli Stati Uniti, i cui avvocati si trovano sempre più spesso ad avere a che fare con la Commissione Europea ....).

Interessante e approfondita la ricostruzione di Assonime che, partendo dal fondamento del "legal privilege" (che è l'esigenza di facilitare e rendere più pronto il ricorso alla consulenza specialistica di un avvocato in materie critiche come le normative sanzionate da norme pubblicistiche) evidenzia il carattere non soddisfacente della soluzione e la mancanza di una definizione in positivo del requisito dell'indipendenza dell'avvocato.

venerdì 13 giugno 2008

Stop alle intercettazioni ....


Come ampiamente annunciato, il Governo ha varato il disegno di legge per limitare le intercettazioni.

Il testo del d.d.l non è noto. L'unico testo ufficiale, al momento, è il seguente comunicato stampa:

"Il provvedimento ha due punti di forza: arginare la diffusione incontrollata dei contenuti delle intercettazioni e ridimensionare gli oneri derivanti dalle operazioni di intercettazione.

Il provvedimento tiene in considerazione il diritto alla riservatezza tutelato dall’articolo 15 della Costituzione e i principi affermati dalla Corte europea dei diritti dell’uomo, secondo cui la legge dello Stato deve garantire un’adeguata protezione della privacy, attraverso la definizione delle categorie di persone assoggettabili a intercettazionii e la natura dei reati; l’individuazione di un termine massimo per la durata delle intercettazioni e la tutela degli interlocutori che siano stati casualmente intercettati.

Si riconosce altresì la responsabilità amministrativa della testata giornalistica intesa come soggetto giuridico.

Altre novità consistono nell’introduzione del termine di durata massima delle intercettazioni, pari a tre mesi, e nella riduzione del numero dei reati.

Le nuove limitazioni non si applicheranno, tuttavia, ai reati per mafia, e terrorismo e altri reati di gravissimo allarme sociale.

Il disegno di legge prevede, infine, la pena della reclusione fino a cinque anni per chi utilizza o rivela le intercettazioni o altre notizie coperte da segreto, avendo conoscenza qualificata degli atti del procedimento penale, e l’aumento della pena per il giornalista che pubblica arbitrariamente, anche per riassunto, le intercettazioni di cui è vietata la pubblicazione: arresto da uno a tre anni e sanzione da 500 a 1.032 euro. Come è noto, in questo caso, non è possibile applicare alcuna misura cautelare, neppure interdittiva".

Ora:

  • gli obiettivi (limitazione della diffusione delle intercettazione e risparmio di spesa) mi sembrano francamente di discutibile "priorità", specie considerando che la diffusione delle intercettazioni ha riguardato prevalentemente soggetti 'pubblici' (per i quali, anche sotto un profilo giuridico, le esigenze di riservatezza vanno valutate con minor rigore) e che l'aggravio di spesa sarebbe senz'altro compensato dalla maggiore efficacia delle indagini;
  • il limite (assoluto) di durata mi sembra poco ragionevole, specie nei casi in cui le intercettazioni diano risultati positivi (il magistrato, pur di fronte a prove di reato, dovrebbe fermare le attività di indagine);
  • l'apparato sanzionatorio comunque è formidabile (e, a mio avviso, sproporzionato), specie nella minaccia di applicale la "responsabilità amministrativa" (la "famigerata" 231, che può portare alla chiusura del giornale).
Asspettiamo di vedere la lista dei reati ....

lunedì 9 giugno 2008

I giornalisti e il segreto istruttorio

Mi riallaccio alle polemiche che stanno montando sul progetto del Governo di introdurre il divieto di effettuare intercettazioni telefoniche, se non per reati "gravissimi", e di rafforzare il divieto dei giornalisti di pubblicarle.

Sul divieto di effettuare intercettazioni telefoniche è inutile dilungarsi. E' - per lo meno per me - di tutta evidenza che l'intento sia, più che quello di tutelare la privacy dei cittadini, quello di bloccare le indagini per reati finanziari e contro la pubblica amministrazione, oltre che quello di tutelare la "faccia" dei nostri politici. L'utilità delle intercettazioni a fronte di abusi anche gravissimi sono dimostrate da recenti episodi di cronaca e stupisce che - stando alle anticipazioni giornalistiche ad oggi disponibili - nella lista dei reati per i quali le intercettazioni saranno ancora consentire manchino (oltre ai reati di cui sopra) i reati di droga e i sequestri di persona ....

Con riferimento, invece, alla pubblicazione di atti coperti da segreto istruttorio, vorrei segnalare una recente sentenza della Corte di giustizia per i diritti umani in tema di diritto di cronaca e segreto istruttorio, la sentenza 7 giugno 2007 (procedimento 1914/2002).

I fatti: due giornalisti vengono condannati per aver pubblicato un libro relativamente ad uno scandalo (riguardanti, tra l'altro, un programma di intercettazioni illegali disposto dal governo francese) basato su atti della successiva inchiesta della magistratura. Nel libro venivano infatti riportati - tra l'altro - i contenuti di processi verbali di dichiarazioni rese all'autorità inquirenti.

La difesa dei giornalisti è basata :
  • sul fatto che le notizie pubblicate e gli stralci delle dichiarazioni fossero state diffusi dalle stesse persone ascoltate dagli inquirenti;
  • sulla circostanza che i fatti riportati nel libro fossero ormai noti al pubblico al momento della pubblicazione del libro;
  • sulla indubbia notorietà dei personaggi menzionati e sull'altrettanto indubbio interesse pubblico a conoscere tali fatti (e gli atti che li documentano).
La difesa è accolta dalla Corte europea dei diritti umani, le cui affermazioni sono interessanti.

Innanzitutto la Corte riconosce la legittimità e opportunità di accordare una particolare tutela al segreto degli atti delle inchieste penali, sia nell'interesse del regolare svolgimento delle inchieste stesse, sia a tutela della presunzione di innocenza degli imputati.

Tuttavia la Corte osserva che occorre valutare con la massima prudenza la necessità di punire, per reato di violazione del segreto istruttorio o di segreto professionale, dei giornalisti che partecipano ad un dibattito pubblico di notevole importanza (come pacificamente nel caso in questione), e che - in generale - esercitano inoltre la funzione di “cani da guardia” della democrazia. L'articolo 10 della Convenzione europea sui diritti dell'uomo tutela, infatti, il giornalista che pubblichi secondo correttezza fatti veri e seriamente accertati.

La Corte ha così ritenuto che il giornalista meriti tutela anche di fronte ad una violazione del segreto istruttorio, in particolare, quando di fatto le informazioni propalate erano di fatto già diventate pubbliche per fatto di terzi e gli stralci di atti sono state comunque pubblicati nell'ambito dell'esercizio di un diritto di cronaca altrimenti corretto e solo per corroborare e documentare i fatti pubblicati.

domenica 1 giugno 2008

Wi-fi pubblico a palazzo di giustizia (updated)?

Può capitare nelle corti di Inghilterra e Galles, dove ci si sta organizzando per rendere disponibili connessioni Wi-fi anche ad avvocati e giornalisti. Il costo è finanziato (un po' come il progetto di portare la telefonia mobile all'interno della rete di tunnel della Metropolitana Milanese) "rivendendo" il traffico generato ad un operatore di telefonia mobile.

Sì, si può fare.

Intanto in Italia si lascia (volutamente?) sprofondare la giustizia in uno stato da non nuocere a nessuna delle forze illegali che condizionano così pesantemente la nostra vita e il nostro sviluppo (inviluppo, bisognerebbe dire).

Nel frattempo, una riforma utile e a costo zero, come la riduzione delle sedi della giustizia militare (che, con la riduzione dell'esercito, ha ormai carichi di lavoro irrisori), con il conseguente ritrasferimento di 2/3 dei giudici militari alla magistratura ordinaria, è stata "temporaneamente rinviata" .....

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