giovedì 24 febbraio 2011

L'esaurimento del diritto va in Corte di Giustizia

Interessante questione portata alla Corte di Giustizia Europea dalla Corte Federale Tedesca.

La questione e' stata posta a seguito di una causa intentata da Oracle (nota software house statunitense) contro UsedSoft, un rivenditore di software usato.

Oracle lamenta la violazione dei termini delle sue licenze, che non consentono la duplicazione e la cessione, anche quando il prezzo è stato pagato interamente dal licenziatario e quest'ultimo non ha più intenzione di utilizzare il prodotto. UsedSoft invoca l'esaurimento del diritto.

Cos'è l'esaurimento del diritto? E' il principio secondo il quale il diritto della software house di impedire l'ulteriore circolazione della copia di un programma si esaurisce a seguito della prima cessione della licenza stessa.

La vita del software usato, nonostante il principio dell'esaurimento del diritto che pure sembrerebbe consentirla, è finora stata piuttosto dura, perchè spesso i contratti delle software house sono strutturati come licenze e non come cessioni proprio per escludere l'operatività dell'esaurimento del diritto.

Il Italia l'unico precedente è costituto da una una sentenza del Tribunale di Milano del 2002, che ha ritenuto prevalente comunque l'esaurimento del diritto in caso di trasferimento a titolo definitivo, anche in forza di una particolare previsione della normativa europea (il quindicesimo “considerando” della direttiva CE 91/250 che qualifica come licenze solo le cessioni a tempo limitato ed è stata usata a contrario per sostenere la natura di cessione , rilevante ai fini dell'esaurimento del diritto, dei trasferimenti senza limiti di tempo, ancorchè denominati licenze).
La questione è difficile e in salita, tenuto anche conto del fatto che le copie originali che sono state rivenduto erano state distribuite con download (che, almeno in Italia - cfr. art.17 L.d.A.-  non consente di giungere all'esaurimento del diritto) ....

Vedremo.

sabato 19 febbraio 2011

Ignorantia legis ...

... non excusat, specie quando riguarda il supremo organo giurisdizionale della nostra Repubblica.

La schermata riportata a fianco è tratta dal "servizio novità" della Corte di Cassazione, un servizio (a cura dell'Ufficio del Massimario) che pubblica le più recenti sentenze della Suprema Corte.

Quale disposizione di legge autorizza l'Ufficio del Massimario a limitare all' "uso personale" (che come tale sarebbe poco confacente all'utilità che ne possono trarre, ad es. avvocati,  magistrati o giornalisti nell'esercizio delle loro funzioni o professioni)?

L'articolo 5 della legge sul diritto d'autore (legge 633/1941)  statuisce che "le disposizioni di questa legge non si applicano ai testi degli atti ufficiali dello Stato e delle Amministrazioni pubbliche, sia italiane che straniere".
  
Quindi alle sentenze della Cassazione (e alle loro massime ufficiali, curate appunto dell'Ufficio del Massimario), a differenza dei lavori delle case editrici private, non si applica il diritto d'autore (e nemmeno il diritto sui generis a favore del costitutore di una banca dati, regolato dalla medesima legge).

Il legislatore (e la legge era firmata da Mussolini ... ) era preoccupato di assicurare la massima diffusione delle norme e degli altri atti ufficiali delle amministrazioni dello Stato (tra le quali, pacificamente, l'Ufficio del Massimario).

I motivi di pubblico interesse del legislatore sono evidenti. Quelli dell'Ufficio del Massimario no.

giovedì 17 febbraio 2011

Social network vietato sul posto di lavoro?

 E' difficile commentare un passo come quello che segue:
"Come da Lei ben conosciuto, la partecipazione a blog o social network durante l'orario di lavoro, è in palese contrasto con la diligente e puntuale esecuzione del lavoro e il ripetuto e reiterato utilizzo di mezzi personali, stante l'inutilizzabilità dei mezzi tecnici messi a disposizione dalla Cassa, testimonia e conferma la volontà pienamente cosciente di contravvenire alle norme per il regolare svolgimento dell'attività lavorativa".
E' la parte finale di una lettera di licenziamento: il licenziamento di un dipendente della Cassa di Previdenza dei Dottori Commercialisti, accusato (oltre che di non aver salutato il Presidente e di aver rivelato ad un utente inferocito il numero di telefono del Diretto Generale) di aver postato commenti caustici (offensivi?) su facebook utilizzando il proprio iPhone personale.

E' una lettera in certi passaggi grottesca: si pretende in particolare di utilizzare la policy aziendale (ampiamente richiamata in altri punti della lettera) di vietare l'uso personale dei personal computer aziendale. E perchè non vietare allora l'uso sul lavoro del proprio cellulare personale?

Non è un punto da poco: in nessun punto della lettera è valutata la prestazione del lavoratore, la sua produttività (tanto di moda ora ...): solo i modi e i mezzi (personali) usati.

Pretendere che il dipendente nel corso dell'orario di lavoro (che negli ultimi , specie nel privato, anni tende spesso a prolungarsi sempre di più ...) sia tagliato fuori da ogni contatto sociale, non solo è paranoico, è impossibile. Non è mai avvenuto e non capisco perchè con internet debba essere diverso.

Probabilmente è anche illegale. Riprendo sul punto il provvedimento 1° marzo 2007 del Garante per la protezione dei dati personali:
"Il luogo di lavoro è una formazione sociale nella quale va assicurata la tutela dei diritti, delle libertà fondamentali e della dignità degli interessati garantendo che, in una cornice di reciproci diritti e doveri, sia assicurata l'esplicazione della personalità del lavoratore e una ragionevole protezione della sua sfera di riservatezza nelle relazioni personali e professionali ...., riguardo al diritto ad ottenere che il trattamento dei dati effettuato mediante l'uso di tecnologie telematiche sia conformato al rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali, nonché della dignità dell'interessato)".

lunedì 7 febbraio 2011

A Detroit invece ...



E' con malcelata soddisfazione che Marchionne ha presentato il nuovo spot della Chrysler, realizzato per il Super Bowl alla modica cifra di 9 milioni di dollari …

E' uno spot che trasuda orgoglio: l'orgoglio di una città che produce macchine: Detroit.

Tanto orgoglio per l'Italia, Marchionne non l'ha mai espresso, semmai ha detto che “Fiat potrebbe fare di più se potesse tagliare l'Italia” e che nemmeno un euro dei due miliardi di utile 2010 viene dal nostro paese …..

Oggi per lavoro ero a Torino e non si respirava aria di orgoglio. Qualche sussurro nei corridoi e tanta rassegnazione: Torino – con le sue enormi fabbriche e suoi quartieri a vie ortogonali – è sempre di più una città ex industriale (non post-industriale, solo ex ….).

L'Italia ha aiutato - e salvato - la Fiat, più volte (l'ultima volta mettendo il suo fallimento a carico delle banche con il famigerato 'convertendo'), ma adesso è esausta.

Le macchine che FIAT vende in Italia sono troppo poche (e negli altri paesi europei semplicemente non vende).
E quindi via, con la benedizione del Governo.

In Italia si produrranno ancora auto, certo, ma si produrranno auto straniere, come in Serbia …

domenica 6 febbraio 2011

Dove vanno gli eBook?


 Dove vanno gli eBook?

Qualche giorno fa leggevo che nel mondo dell'editoria vi sono forti aspettative per gli eBook e che, secondo alcuni studi, nel 2014 la maggioranza dei libri sarà venduta in forma elettronica.

In effetti si è vista una forte spinta pubblicitaria e di offerta da parte delle case pubblicitarie, ma anche di altri operatori come le telefoniche (ad. es.TIM con il “biblet”) che hanno fiutato la possibilità di un affare (nel caso delle telefoniche vendere i dispositivi e il collegamento internet necessario per scaricare gli eBook tramite collegamento UMTS).

Ma sono realistici questi obiettivi?

Secondo me no: al tempo del boom del commercio elettronico sembrava che le compravendite tramite internet avrebbero dovuto soppiantare il commercio tradizionale e apportare grandissimi vantaggi agli utenti. Prima ancora si diceva che con l'home banking sarebbero sparite le code in banca. E così via.

In realtà si è visto che queste nuove forme elettroniche coprono bene alcune esigenze di nicchia (spesso nuove esigenze), ma faticano ad entrare nei campi tradizionali.

Un po' è pigrizia e un cattivo rapporto con la tecnologia: molti utenti non sono affatto in cerca di avventure 'tecnologiche': preferiscono fare i chilometri con la macchina per comperare un capo d'abbigliamento scontato, ma non lo comprerebbero mai on-line (cosa che alcuni miei conoscenti fanno con soddisfazione), nemmeno se si tratta di vestiti per bambini (dove le taglie sono un problema comunque e il vestito non deve necessariamente durare).

Io stesso uso un po' il commercio elettronico per comprare libri (in effetti il commercio elettronico in Italia è iniziato con Amazon …) e molto per comprare accessori tecnologici, dalla custodia per il Tom Tom alle cartucce della stampante, ai regali di Natale, dove si fanno risparmi interessanti (oltre alla possibilità di trovare ricambi – come l'alimentatore del mio Asus 700 – praticamente introvabili nei negozi.

Anzi, direi che per i ricambi e accessori Ebay è ormai insostituibile (si dice che anche la NASA abbia fatto ricerche su Ebay per ricambi introvabili necessari per gli Shuttle ….), ma sui consumi 'tradizionali' la penetrazione è meno marcata (anche se ora Ebay si sta spingendo nella compravendita di case e automobili).

Ma oltre alla pigrizia e al rapporto 'passivo' di molti utenti con la tecnologia (che passano con sorprendente e uguale facilità dall'accettazione stupida – cfr. phishing – al rifiuto totale ….) c'è l'aspetto economico ...

Il commercio elettronico, soprattutto quello delle grandi case, non restituisce vantaggi economici agli utenti: se compri un libro su Amazon, il costo di libro e della spedizione è spesso superiore a quello del libro in libreria. Spesso la motivazione dell'acquisto elettronico è l'assortimento, non il prezzo. Cosa diversa se ti rivolgi (rischiando un po' di più, ma non troppo, a conti fatti) a mercanti un po' più … di seconda fascia, come quelli che si trovano su Ebay (vedi le mie cartucce, che – spedizione compresa - pago un quarto di quanto le pagherei in negozio vanno bene uguale se non meglio...).

Grazie a questa situazione dubito molto che attualmente l'eBook convenga a qualcuno.

I problemi sono due: i prezzi degli eBook e il lettore.

I prezzi degli eBook sono assurdamente alti: mi è capitato di vedere alcuni casi (libri di cassetta su Amazon) dove l'eBook costava di più del libro cartaceo: con l'eBook si risparmiava qualcosa sulla spedizione e poi avevi il piacere di avere subito il libro, ma tutto sommato la sensazione è quella di venir presi per il c.... se si tiene conto dei risparmi che un eBook consente ad un editore.

Anche normalmente, sui siti dei grandi negozi online (anche associati agli editori), il risparmio è 'magro' (più che altro la convenienza è sul libro fisico comprato on line).

Poi c'è il problema del lettore, che da solo costa sui 200 euro (anche di più se poi scopri che la custodia – della quale non puoi fare a meno se lo usi in viaggio - non è magari compresa nel prezzo …).

Leggere gli eBook su un computer o su un iPad si può, ma gli schermi lucidi e molto illuminati irritano gli occhi e così ci vuole un lettore dedicato …....

Certo, con l'eBook hai il vantaggio della scelta amplissima di titoli, ai quali puoi aggiungere i libri in pubblico dominio distribuiti, ad es., dal “progetto Gutemberg”, o dall'autore stesso.

Già perchè in molti casi gli autori (specie di libri tecnici) non fanno soldi con le vendite del libro: il loro vantaggio viene dalla diffusione delle loro idee (e del loro nome) e quindi la possibilità di distribuire gratuitamente (o eventualmente a basso prezzo) la propria opera è un vantaggio grandissimo. Attualmente – per fare un esempio – molte case giuridiche chiedono un contributo all'autore per pubblicare un libro cartaceo. Altalex, invece, vende eBook a prezzi molto convenienti. Altri, come Computerlaw 2.0 e Simone Aliprandi hanno deciso di saltare il fosso e privilegiare la diffusione e li distribuiscono gratis.

Qui è il potenziale enorme dell'eBook: ti consente di “disintermediare”: di non legarti ad una casa editrice per pubblicare le tue opere e di reperire opere in pubblico dominio ancora di grande valore.

Il problema è il lettore, che è un costo non giustificabile, quanto meno finchè rimane monofunzionale (non capisco perchè un lettore che ha collegamento UMTS non debba quanto meno gestire la posta e una rudimentale navigazione su internet e magari le telefonate). Ora il mercato degli eBook reader è spesso guidato da soggetti (librerie on line o telefoniche) che hanno interesse a vincolare l'uso del lettore ai soli eBook (e alla fine lo rendono poco appetibile) invece di farlo evolvere come tablet. Poi ci sono problemi tecnologici (lo schermo specializzato necessario per i libri), ma la tecnologia evolve e qualche esempio di schermo dual use sembra ci sia già.

Sperèm ...



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