martedì 29 marzo 2011

Un'idea intelligente ....

La paura fa novanta, ma la paura del nucleare fa anche di più ...

Ci hanno insegnato che in Italia siamo troppo emotivi, troppo paurosi e che, invece, negli altri paesi dove il nucleare lo usano, la gente apprezza il nucleare.



Si dice che i "tagli" siano motivati dall'esigenza di mostrare rispetto per la tragedia giapponese, ma a fronte dei 20.000 morti del sima nessuno è andato a spulciare i cartoni animati per eliminare quelli che parlano di terremoti...

domenica 27 marzo 2011

Yahoo!

La notizia dell'ordinanza che ingiunge a Yahoo di rimuovere i link ai siti che diffondono illecitamente un film ("About Elly") sta facendo il giro della blogosfera italiana. 


A differenza di altre notizie (vedi caso Google/Vividawn o il caso Youtube/Mediaset) non sembra aver subito attratto l'attenzione dei media stranieri, ma è probabile che lo farà presto.

Il tema è decisamente interessante: la responsabilità di un motore di di ricerca per aver reso disponibile i link attraverso i quali reperire in Internet materiale piratato (o comunque illecito: possiamo ipotizzare di tutto, da articoli diffamatori a pedopornografia).

Partiamo da un presupposto di diritto e da uno di fatto.

Quello di diritto è che la direttiva europea sul commercio elettronico, che regola la responsabilità di hosting providers, caching providers e mere conduits  non è stata pensata per regolare la responsabilità dei motori di ricerca

Quello di fatto è che un motore di ricerca non fa particolari indagini in relazione a quello che sta indicizzando: di regola i motori di ricerca operano automaticamente, leggendo e indicizzando pagine secondo criteri prefissati e del tutto automatici.  Intendiamoci: un moderno motore di ricerca non si limita ad indicizzare, fa anche una sorta di valutazione (ad es. il cosiddetto "ranking" di Google, che può dipendere da una pluralità di elementi) ma che concettualmente potrebbe dipendere anche dai contenuti.

Non è certo impossibile, almeno in teoria, dare istruzioni al motore di ricerca di filtrare i contenuti che indicizza e rende disponibili agli utenti (escludendo così l'accesso ad alcuni contenuti), ma occorre farsi prima alcune domande.


Partendo dal presupposto che l'indicizzazione – per garantire il necessario volume di pagine scandite - è automatica, ovviamente anche il filtraggio dovrà essere automatico. Alcuni limitati interventi sulle chiavi di ricerca sono già stati annunciati. I limiti del filtraggio automatico vero e proprio, però, sono alti: ci sono tecniche, anche sofisticate, di word filtering, ma i limiti sono comunque elevati e l'intervento umano per distinguere un contenuto illecito (ad esempio un'ingiuria) da uno lecito (ad es. un articolo o una sentenza su un caso di ingiuria) sarebbe comunque necessario.


Oltre tutto effettuando tale controllo preventivo, il motore di ricerca perderebbe il suo ruolo terzo e passivo rispetto ai contenuti ai quali facilita l'accesso e quindi il gestore del motore di ricerca - paradossalmente - aumenterebbe, invece di diminuire.

Attualmente, sulla base della  la direttiva europea sul commercio elettronico il controllo preventivo non è richiesto ad hosting provider, caching provider e mere conduit.

L'ordinanza del Tribunale di Roma ha riconosciuto ai motori di ricerca l'esenzione dell'obbligo di sorveglianza preventiva previsto dalla citata direttiva, ma ha ritenuto che la conoscenza dell'illiceità dei contenuti ai quali rimandano i link forniti dal motore di ricerca comporta l'obbligo di attivarsi per cancellare i link.

E' un'ordinanza (e resa per di più a seguito di esame sommario per cui non è detto che tutti i fatti siano stati esaminati a fondo), ma un provvedimento che "inibisce la ripetizione della violazione ... mediante il collegamento a mezzo dell'omonimo motore di ricerca ai siti riproducenti in tutto o in parte l'opera diversi dal sito ufficiale del film" mi sembra del tutto irrealizzabile. Badate bene che, oltre tutto, l'ordine non si riferisce al link ai contenuti, ma ai siti che violano i diritti di proprietà intellettuale (e quindi andrebbero verificati genericamente anche i contenuti ai siti linkati, oltre ai contenuti linkati direttamente?). 

In nessuna parte dell'ordinanza si indicano i link da eliminare.

Non vorrei parlare di assurdo, come fanno altri (più  autorevoli di me), certo è che il controllo preventivo uscito dalla porta, rischia di rientrare dalla finestra, visto che la presenza di contenuti illeciti (e in particolare di violazioni di proprietà intellettuale) su internet non è certo una novità.

domenica 13 marzo 2011

Il nucleare è sicuro (updated)?

Il nucleare è sicuro?

Bella domanda, specie in questi giorni e a fronte degli incidenti provocati dal terribile terremoto giapponese alle centrali nucleari della zona più colpita.

Ci sono siti che spiegano con gran dettaglio tecnico l'incidente e esaltano la sicurezza di queste centrali che hanno resistito ad un terremoto così catastrofico, addirittura più forte di quelli per le quali erano progettate.

Spiegano i tecnici che i reattori sono costruiti con criteri di sicurezza tali da resistere anche ad un attentato e persino ad un attentato stile 11 settembre e, in effetti, i reattori hanno tenuto.

I problemi sono iniziati subito dopo.

Il primo problema è stato paradossalmente (per una centrale elettrica) la mancanza di corrente: all'arrivo del sisma, infatti, le centrali sono state immediatamente fermate dai sistemi di sicurezza (che hanno funzionate perfettamente) ed hanno dovuto affidarsi ai generatori ausiliari diesel per la produzione della corrente necessaria al funzionamento degli apparati di raffreddamento (il vero tallone d'Achille delle centrali nucleari). Purtroppo i generatori ausiliari sono stati danneggiati (dal maremoto, pare) e le centrali si sono trovate a secco di energia per il funzionamento. Fortunatamente la sicurezza era stata presa sul serio ed era stato predisposto un secondo livello di sicurezza: le batterie d'emergenza, che però hanno durata limitata a poche ore.

Il secondo problema sono stati i rifornimenti d'acqua per il raffreddamento in quanto il terremoto ha in particolare danneggiato alcuni invasi destinati a contenere le notevoli quantità di acqua dolce necessarie per il raffreddamento della centrale.

Il risultato è che il primo reattore ad andare in crisi (Fukushima 1, quello attorno al quale si era verificata un'esplosione già ieri) è stato stabilizzato portando in gran fretta nuove batterie e nuovi generatori e pompando acqua di mare (pratica non consigliata per il normale raffreddamento in quanto l'acqua salata alla lunga è corrosiva per le tubazioni).

Si teme, però, la fusione parziale del nocciolo

In una diversa centrale (Tokai 2), l'impianto ha tenuto nonostante la perdita di due generatori su 3.

La situazione non si è ancora stabilizzata e mentre il numero delle vittime del sisma di impenna, nelle centrali si lavora alacremente per mettere in sicurezza gli impianti danneggiati.

Alla fine, il reattore è “a prova di bomba”, ma è difficile rendere a prova di bomba tutte le infrastrutture necessarie per la sicurezza di una centrale, specie in situazione di disastri e dobbiamo ancora aspettare per fare il conto dei danni.

Ho sempre trovato affascinante lo studio della sicurezza e della gestione delle emergenze, ma qual'è la morale che si può trarre, almeno al momento, dalla situazione?

La prima è che il nucleare può essere effettivamente reso sufficientemente sicuro, ma che la sicurezza del reattore in sé é condizione sì necessaria, ma non sufficiente.

Mi spiego: effettivamente le centrali giapponesi hanno affrontato un terremoto terribile senza danni ai reattori e con sistemi di sicurezza che nell'immediato hanno funzionato. Tuttavia, anche se è stato possibile realizzare reattori sicuri, la loro sicurezza dipende – in definitiva - da altri impianti più difficili da rendere “a prova di bomba”, come i gruppi elettrogeni, le pompe, gli impianti in genere e soprattutto gli invasi e le reti di trasporto e distribuzione dell'acqua di raffreddamento (per questi ultimi, in particolare, la loro stessa estensione costituisce una condizione di vulnerabilità in quanto rende difficile metterli in sicurezza).

La seconda è che – a fronte di quanto sopra – la sicurezza non è né facile né senza costi, anzi … Non per niente l'incremento del numero di centrali nucleari USA aveva già cominciato a calare già subito dopo dell'incidente di Three Mile Island e al conseguente inasprimento dei requisiti di sicurezza, per fermarsi decisamente dopo Chernobyl …..

Per mia esperienza, per fare sicurezza (contro i disastri, non contro i normali incidenti) le normali ridondanze non bastano, bisogna per lo meno duplicare le stesse misure di sicurezza e avere piani per gestire i disastri, specie a fronte di situazioni nelle quali può essere compromessa anche la percorribilità stessa delle strade e quindi la possibilità stessa di ricevere aiuti dall'esterno oltre che, parzialmente, la disponibilità di personale.

E il tutto deve essere garantito per tutta la durata della centrale che, a fronte degli altissimi investimenti che devono essere effettuati, spesso supera i 40 anni (e di questi tempi sta andando di moda il prolungamento della vita operativa delle centrali esistenti).

Grandissimo costi, insomma, fermi i miei complimenti ai giapponesi e tutti i miei auguri.

Update del 15 marzo:

Alla centrale di Fukushima le esplosioni si susseguono e si comincia a parlare di esplosioni all'interno di uno dei reattori e di uno schermo primario "probabilmente" danneggiato (dopo che le esplosioni dell'idrogeno già avevano scoperchiato le infrastrutture esterne).

La centrale è dura a morire,  ma sta morendo, nonostante gli sforzi incessanti dei tecnici e i silenzi del governo, che si è risolto a chiedere aiuto all'estero (aiuto che non verrà, ormai, perchè nessuno si fida e comunque nessuno può fare più niente).

E non è più neanche una "bella morte", visto che cominciano ad essere diffuse sui media voci di report di sicurezza falsificati.

Ma soprattutto mi ha fatto riflettere uno degli incidenti che si è verificato negli ultimi giorni: quello che  ha riguardato l'incendio di una certa quantità di materiale fissile esausto (il materiale esausto degli ultimi 20 anni d funzionamento)  conservato direttamente presso la centrale.

Non lo sapevo, ma le centrali nucleari sono anche siti di stoccaggio.

Non uno stoccaggio definitivo, però, uno stoccaggio in una semplice vasca disegnata - come spiega questo articolo - per conservare il materiale in attesa di uno stoccaggio definitivo. Uno stoccaggio definitivo che, però, non è ancora stato predisposto, aumentando ulteriormente la pericolosità della centrale.


venerdì 4 marzo 2011

Il diritto di indignarsi

Corte di Cassazione, Sezione Terza Civile, sentenza n. 4248 del 22 febbraio 2011:
"Ciò premesso, qualora la narrazione di determinati fatti sia esposta insieme alle opinioni dell'autore dello scritto, in modo da costituire nel contempo esercizio di cronaca e di critica, la valutazione della continenza non può essere condotta sulla base di criteri solo formali, richiedendosi, invece, un bilanciamento dell'interesse individuale alla reputazione con quello alla libera manifestazione del pensiero, costituzionalmente garantita ... Ed è appena il caso di sottolineare come nell'esercizio del diritto di critica, mirante per definizione non ad informare ma a fornire giudizi e valutazioni personali, ben possano essere adoperate espressioni di commossa partecipazione alla vicenda che si racconta e di indignazione nei confronti di determinate situazioni che si siano venute oggettivamente a determinare"
Bene. Meno male che la Corte di Cassazione ci ricorda che abbiamo il diritto di indignarci, e pure il diritto di esprimerla, questa indignazione, e di darvi voce accorata.

Ma quanti si ricordano ancora di indignarsi di fronte ad una gestione della cosa pubblica così incurante e scellerata?
 

martedì 1 marzo 2011

Contrordine compagni?

La sentenza 7155 del 2011 della Corte di Cassazione, depositata solamente il 24 febbraio 2011, sta già facendo scalpore. 

Siamo sempre stati abituati a pensare che la stampa non si sequestra, salvi i casi eccezionali previsti dalla legge e d'altronde così e scritto sulla Carta Costituzionale.

Adesso spunta questa sentenza, segnalata dal sempre attento Marco Scialdone, che evidenzia la novità di quanto ora sostenuto dalla Suprema Corte, secondo la quale il divieto costituzionale di sequestro nei confronti della stampa non si applica al sequestro preventivo, ossia al sequestro motivato con l'esigenza di evitare che il reato (nel caso in questione, una diffamazione)  giunga ad ulteriori conseguenze.

Una bella 'novità', resa poi in un caso in cui (sequestro di blog) la questione dell'applicabilità della legge sulla stampa non aveva alcuna rilevanza (la questione  aveva già formato oggetto della sentenza 10535/2008).

Quale la motivazione? In sintesi si sostiene che l'art.21 della Costituzione non poteva riferirsi al sequestro preventivo (il sequestro operato per impedire che si protraggano o aggravino le conseguenze del reato), introdotto nel nostro ordinamento solo con il codice Vassalli del 1998, ma solo al sequestro probatorio (ossia al sequestro finalizzato solo ad acquisire le prove del reato), unica forma prevista al tempo della Carta Costituzionale.

L'argomentazione è, però, insostenibile: innanzitutto non è vero che prima del 1998 in Italia non esistessero i sequestri preventivi: esisteva  il "sequestro penale" che aggiungeva alle funzioni del sequestro probatorio le funzioni di prevenzione dei reati. Si sequestravano già allora le merci alterate o contraffatte, gli esplosivi, gli oggetti pericolosi, la stampa pornografica .. etc,. anche quando ai fini probatori erano sufficienti i verbali di ispezione o perquisizione ... Chi ha la mia età, poi,  ricorda bene, i "pretori d'assalto" che  - in tempi più recenti - dell'uso preventivo del sequestro ne fecero un fenomeno di costume e qualche volta di colore ....

Ma l'argomento letterale è insuperabile: la Carta Costituzionale prevede che il sequestro sia previsto da una norma espressa di legge che deve inoltre  indicare per quali delitti il sequestro può essere consentito e nemmeno implicitamente l'emanazione del codice Vassalli ha ampliato i casi di sequestrabilità della stampa.

E la chicca sono le tre sentenze citate dalla Corte di Cassazione a supporto della posizione espressa: delle tre solo la prima (del 2006) sostiene (in motivazione, poichè la massima ufficiale non la evidenzia) la tesi della sequestrabilità: le due più recenti si esprimono in senso assai netto per l'opinione contraria.

Bah ...
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