Mi sono trattenuto sul caso di Eluana Englaro, perché ritenevo di non avere granchè titolo ad intervenire in un caso con così grandi implicazioni morali.Mi sono ricreduto, perché mi sono reso conto che la morale c'entrava poco o nulla. O meglio: se per la Chiesa la questione della tutela (a oltranza) della vita è fondamentale, per il Governo il problema è un altro. Già, perché se nel caso Englaro il Governo ha assunto un atteggiamento chiaramente “interventista”, nel caso dell'aborto e – in particolare - nel caso dell'aborto “terapeutico”, dove il problema della “tutela della vita” mi sembra senz'altro più delicato, l'atteggiamento mi sembra decisamente più “distaccato”.
Il punto “dolente”, nell'ottica del Governo, è stato evidenziato con assoluta chiarezza dal Ministro delle Giustizia, On.Angelino Alfano: il punto è che Eluana Englaro è morta “di sentenza”.
Il problema è quindi che della sopravvivenza di Eluana Englaro (o meglio del “diritto” di veder sospesa le cure che la mantenevano in vita) abbiano deciso dei giudici?
Francamente non vedo il problema: in uno stato di diritto mi sembra del tutto normale (e auspicabile) che dell'interpretazione delle leggi decidano i giudici. Chi altri?
Si è detto che i giudici non avrebbero dovuto decidere senza una legge che regolasse la fattispecie.
Tuttavia esistono principi giuridicamente validi (e vincolanti per i giudici) che si trovano non solo nelle leggi, ma anche nella Costituzione, come si è riconosciuto a proposito del diritto del malato di rifiutare cure, anche necessario per salvare la sua vita.
In questo quadro i giudici che hanno sottoscritto la sentenza (assumendosene le relative responsabilità giuridiche, oltre che morali) non avevano il diritto (anzi: il dovere) di pronunciarsi sulla domanda di far cessare quelle particolari cure (alimentazione forzata)?
Sulle conclusioni dei giudici si potrà discutere all'infinito (ma è singolare il fatto che si sia discusso di tutto, ma che della effettiva motivazione dei provvedimenti, si è parlato in modo molto indiretto e spesso sommario), ma la questione ha una sua dignità e delicatezza.
Il fatto, però, che un giudice sia stato chiamato a pronunciarsi di una simile questione non mi sembra avere nulla di sbagliato o “eversivo”, tutt'altro.



