L'iter del progetto di riforma della professione forense continua la sua (misteriosa) corsa tra i corridoi del parlamento e qualcuno (alla buon'ora) si sta cominciando a preoccupare.
Dopo una prima iniziativa dell'Assoziazione Italiana dei Giuristi d'Impresa (di cui però si avuta - finora - notizia solo tramite TopLegal) non si è visto finora molto da parte delle categorie più direttamente interessate.
Ineressante ed articolata, però, la recente presa di posizione di Assonime, con uno studio pubblicato sul suo sito e dal titolo: "Progetti di riforma della disciplina della professione forense: restrizioni ingiustificate e costi per le imprese".
Ne riporto parte dell'abstract:
Già, la riserva dell'attività di consulenza agli avvocati, che in Europa (e forse nel mondo) è prevista solo nella legislazione portoghese (cfr. pag. 11 di questo studio pubblicato sul sito del Consiglio Nazionale Forense), forse l'unico aspetto nuovo di una riforma che sa di 'controriforma'.
Se gli avvocati si vogliono imbarcare in una riforma che non farà che introdurre laccini e lacciuoli anche per loro e comunque per allontanare la loro professione dal mercato (sia italiano che, soprattutto, europeo) facciano pure. Lascino, però, che gli altri facciano il proprio lavoro e che le associazioni di categoria facciano consulenza alle associate e che le capogruppo facciano consulenza alle partecipate.
Dopo una prima iniziativa dell'Assoziazione Italiana dei Giuristi d'Impresa (di cui però si avuta - finora - notizia solo tramite TopLegal) non si è visto finora molto da parte delle categorie più direttamente interessate.
Ineressante ed articolata, però, la recente presa di posizione di Assonime, con uno studio pubblicato sul suo sito e dal titolo: "Progetti di riforma della disciplina della professione forense: restrizioni ingiustificate e costi per le imprese".
Ne riporto parte dell'abstract:
"I principali motivi di preoccupazione riguardano: l’estensione della riserva di attività in favore degli avvocati a numerosi ambiti, tra cui la consulenza legale in ogni campo del diritto; gli ostacoli al passaggio dall’attività di giurista di impresa alla libera professione che risulterebbero dal limite temporale di cinque anni dal superamento dell’esame di Stato per l’iscrizione o la reiscrizione all’Albo; la reintroduzione delle tariffe minime; i limiti alle modalità organizzative più efficienti per l’esercizio della professione forense".
Già, la riserva dell'attività di consulenza agli avvocati, che in Europa (e forse nel mondo) è prevista solo nella legislazione portoghese (cfr. pag. 11 di questo studio pubblicato sul sito del Consiglio Nazionale Forense), forse l'unico aspetto nuovo di una riforma che sa di 'controriforma'.
Se gli avvocati si vogliono imbarcare in una riforma che non farà che introdurre laccini e lacciuoli anche per loro e comunque per allontanare la loro professione dal mercato (sia italiano che, soprattutto, europeo) facciano pure. Lascino, però, che gli altri facciano il proprio lavoro e che le associazioni di categoria facciano consulenza alle associate e che le capogruppo facciano consulenza alle partecipate.