Quando ho comperato questo libro, nel 2000, ero stato attratto dalla critica del Corriere: si trattava di una stroncatura così pesante, ideologica e ottusa che mi era parso chiaro che il libro aveva colpito un nervo scoperto e che meritava una lettura ....
Una lettura interessante anche se, a sua volta, densa di ideologia e autoreferenzialità.
Il tema, però, della sparizione del lavoro (inteso come impiego) e dell'aumento della disoccupazione come fenomeni non transitori ma strutturali della nuova società e vero motore dei cambiamenti dell'epoca attuale mi faceva riflettere.
Il tempo è passato.
Eppure i nostri padri e i nostri nonni e i loro nonni vivevano di lavoro stabile e allora ogni altra forma di lavoro (il termine precariato non era stato inventato, allora c'erano i braccianti a giornata, i soprannumerari negli uffici e le professioni più antiche ....) era il regno dei disperati ....
Come si fa ad immaginare un mondo dove l'occupazione regredisce strutturalmente (e gli occupati sono a loro volta additati ai disoccupati come la vera anomalia)?
Alcuni giorni fa lo rivedo in ristampa da Feltrinelli e devo dire che un brivido mi è sceso lungo la schiena: possibile che fosse tutto già così chiaro più di dieci anni fa fa?
Eppure la spiegazione si trova sul dorso stesso del libro:
Una lettura interessante anche se, a sua volta, densa di ideologia e autoreferenzialità.
Il tema, però, della sparizione del lavoro (inteso come impiego) e dell'aumento della disoccupazione come fenomeni non transitori ma strutturali della nuova società e vero motore dei cambiamenti dell'epoca attuale mi faceva riflettere.
Il tempo è passato.
Eppure i nostri padri e i nostri nonni e i loro nonni vivevano di lavoro stabile e allora ogni altra forma di lavoro (il termine precariato non era stato inventato, allora c'erano i braccianti a giornata, i soprannumerari negli uffici e le professioni più antiche ....) era il regno dei disperati ....
Come si fa ad immaginare un mondo dove l'occupazione regredisce strutturalmente (e gli occupati sono a loro volta additati ai disoccupati come la vera anomalia)?
Alcuni giorni fa lo rivedo in ristampa da Feltrinelli e devo dire che un brivido mi è sceso lungo la schiena: possibile che fosse tutto già così chiaro più di dieci anni fa fa?
Eppure la spiegazione si trova sul dorso stesso del libro:
"Niente indebolisce, niente paralizza come la vergogna. E' un sentimento che altera sin dal profondo, lascia senza risorse, consente qualunque influenza dall'esterno, riduce chi la patisce a diventare una preda: da qui l'interesse dei poteri a farvi ricorso e a imporla. E' la vergogna che permette di fare le leggi senza incontrare opposizione , e di trasgredirle senza temere proteste. La vergogna dovrebbe essere quotata in Borsa: è un elemento importantissimo del profitto ..."
4 commenti:
Ho paura che il problema fosse noto molti anni fa, molto prima del 2000.
Ma ora non so darti riferimenti concreti.
Il libro stesso è del '97 e certamente riprende una corrente di pensiero anteriore
In ogni caso il passato è passato e quello che mi stupisce è la sensazione che la gente non capisca che non è affatto detto che quando questa crisi terminerà non è affatto detto che riprenda l'occupazione ...
http://phastidio.net/2010/02/04/la-ripresa-e-disoccupata
ciao
Tra i tanti conosco un tizio (45 anni+ figli) cassintegrato.S'è rotto.Ha la fortuna di avere i residui della vecchia azienda agricola di famiglia.Ha ripreso a far l'agricolo, nonostante una agricoltura volutamente massacrata.Adesso fa latte, formaggi, insaccati, carne ecc.
Discorso analogo mi faceva mia nonna di 80 anni il mese scorso, ma è anche vero che è un po' depressa per motivi suoi.
Secondo me la gente inizia a capire l'aria (nefasta) che tira... :-)
Poi dovessi(mo) sbagliarti(ci) tanto meglio! :-)
Ciao
p
ha mica torto il tuo conoscente ... magari sarà dura fare l'agricoltore ma almeno decide lui che fare e come ...
counque dubito che la gente si renda conto
speriamo di sbagliarci (sulla situazione o sulla gente ...)
ciao
--
gb
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