lunedì 3 ottobre 2011

Shock economy

 "Shock economy è un saggio della giornalista canadese Naomi Klein, pubblicato nel settembre del 2007.
Il libro studia gli effetti e le applicazioni delle teorie liberiste di Milton Friedman e della Scuola di Chicago in diversi Stati del pianeta, dagli anni sessanta fino al 2007. La tesi principale sostenuta dall'autrice è che l'applicazione di queste politiche (che prevedono privatizzazioni, tagli alla spesa pubblica e liberalizzazioni dei salari) sia stata effettuata sempre senza il consenso popolare, approfittando di uno shock causato da un evento contingente, provocato ad hoc per questo scopo, oppure generato da incapacita politiche o da cause esterne. Inoltre l'effetto dell'applicazione di queste teorie è stato la crescita della disoccupazione e il generale impoverimento della popolazione".

Era tutto già scritto?

Dopo la "lettera segreta" della BCE al Governo italiano, con le sue ricette ultraliberiste, l'uscita di FIAT da Confindustria, rea di essere troppo morbida sulle deroghe alle leggi attuali sul diritto del lavoro.

L'Italia sta per essere profondamente trasformata da una serie di 'modernizzazioni' che pochi vogliono, me tutti ormai cominciano a ritenere ineluttabili e nessuna voce si leva contro questi programmi.

Allora, ci siamo?

11 commenti:

Anonimo ha detto...

In Italia c'é una cosa curiosa e cioé una classe politica mostruosamente pervasiva di cui ci lamentiamo ad ogni momento.

I mali di questa pervasività ci sono ben noti e vengono denunciati ogni momento.
Quello che è meno evidente è che è piuttosto difficile che una classe così fortemente distribuita accetti seriamente di fare un passo indietro e avviare, conseguentemente, politiche liberiste reali.

La faccenda delle privatizzazioni, in realtà, è intesa pressoché esclusivamente come un sistema per far cassa per far quadrare i conti pubblici.

Insomma, l'immobilismo della classe politica italiana che pur produce tonnellate di disastri, rende piuttosto difficile l'adozione di politiche liberiste intense.

Anche perché le politiche liberiste richiedono, paradossalmente, uno Stato molto forte.

Il laboratorio perfetto dei Chicago boys fu il Cile di Pinochet. In America e in Gran Bretagna le politiche liberiste passarono allorché comparvero politici molto forti come Reagan e la Thatcher.

In Italia, personaggi del genere non se ne vedono. Berlusconi, pur con le suie maggiroanze schiaccianti, non è riuscito a liberalizzare pressoché nulla e questo perché nella transazione interna al suo potere deve troppo ai suoi seguaci che vogliono essere ripagati della loro "fedeltà". Per poter pagare i suoi seguaci B. deve poter muovere POLITICAMENTE masse ingenti di ricchezza che, quindi, non possono essere lasciate sul mercato a divertirsi.

L'unico serio problema è dato dal fatto che questo nostro antidoto all'eccesso di liberalismo è mostruosamente costoso e altrattanto mostruosamente inefficiente. A ciò si aggiunga che,siccome in Italia si discute sempre di roba vecchia di almeno trent'anni, rischiamo abbastanza seriamente di venir travolti da ondate di neoliberismo alla Reagan.
Siccome butta male, niente niente che qualcunoi che abbia voglia di fare il profeta non rispolveri il verbo neoliberista che, in Italia, si nutre anche del suo vero nemico e cioé l'elefantiasi della Amministrazione e del momento politico
etienne64

herr doktor ha detto...

La pervasività della classe politica non è certo una caratteristica solo italiana: pensi che l'amministrazione centrale francese (ovviamente saldamente guidata dalla politica) sia meno pervasiva della nostra? O che sia meno pervasiva la politica dei paesi dell'ex blocco dell'est, dell'India, della Cina, della Corea o degli stessi stati Uniti (dove pure il ruolo di giudice o di pubblico ministero è elettivo e quindi - latu sensu - politico)?

La differenza rispetto ad altri paesi (specie anglosassoni, ma pure i francesi ...), è semmai nella natura consociativa, affiliativa (e fortemente paternalistica) della società italiana.

Siamo i figli della controriforma e, come ti dicevo tempo fa, l'Italia è un paese che non ha mai avuto rivoluzioni (credo sia l'unico grande paese europeo a non aver mai fatto rivoluzioni politiche o religiose).

Ma non è questo il fattore che ostacola la diffusione di politiche neoliberiste nel 'bel paese', ma il fatto che queste ideologie non sono l'ideologia della nostra classe politico, quanto solo lo strumento per raggiungere un risultato ai danni di questo o quello.

Quanto al merito delle politiche neo (o "ultra") liberiste, mi permetto - infatti - qualche dubbio ... Se guardi nella storia le politiche liberiste (stato ridotto a poco più di difesa e polizia, con un po' di istruzione residuale, infrastrutture - se non lucrose, sennò si privatizzano - e medicina d'emergenza) è un modello che poteva essere moderno all'epoca di Re Sole (in effetti era avanzatissimo, allora), ma difficilmente permette uno sviluppo economico diffuso e spesso cede a forme di "darvinismo economico" (cfr. i "Robber Barons" del 1800 americano) poco favorevoli alla piccola e media borghesia e, in genere, a uno sviluppo che faccia bene alla gente.

Che relazione hanno la privatizzazione dei servizi pubblici (anche locali), l'eliminazione dei salari minimi o degli ordini professionali con lo sviluppo economico.

Non lo so. Nulla, temo.

Eppure sono le richieste dal FMI ai paesi in difficoltà e bisognosi di aiuto economico ...

Anonimo ha detto...

Mah, perché la "liberalizzazione" produca degli effetti benefici ci dovrebbe essere una ricchezza "congelata" da qualche parte: scongelando quella ricchezza la si immette sul mercato e tutti ne sono felici e contenti (salvo gli espropriati) perché la quantità di ricchezza circolante è aumentata. Esempio tipico, la lotta alla manomorta ecclesiastica.

Quello che il FMI non spiega, di solito, è quale sarebbe OGGI il tesoretto inutilmente tenuto in catene. Tra il mondo di oggi e quello del XVII ci sono alcune piccole ma significative differenze.....
Esempio: liberalizzate le professioni. Peccato che sono già liberalizzate perché l'unico limite è dato dal conseguimento della patente. Non c'é nessuna rendita di posizione "congelata" da liberare (a meno di non voler fare discorsi deliranti sulla "casta" dei camionisti che godono di rendite di posizione derivanti dal poissesso della patente C e D)

L'unica spiegazione che mi sembra possibile è ipotizzare che il FMI faccia un ragionamento di tipo bancario puro: se presto dei soldi voglio delle garanzie di rientro; l'unica garanzia di rientro è un incremento del PIL di quel paese; le liberalizzazioni determinano di solito un rapido (ma di solito, non duraturo) incremento del PIL; ergo io FMI sono rassicurato. Che poi questo incremento di PIL sia equamente distribuito, non me ne frega niente.

Empiricamente, si può anche notare che se lasciare mano libera ai Baron Robbers nel bereve periodo incrementa il PIL, è invece alatamente dubitabile che questo incremento venga effettivamente reso disponibile per il creditore FMI perché non è affatto detto che i Baron Robbers abbiano molta voglia di pagare effettivamente più tasse e, si noti, non è affatto detto che il Governo sia in grado di esigere il pagamento di più tasse (necessarie per onorare gli impegni con il FMI) dai Baron Robbers. Anzi, acquistando i Baron Robbers sempre più peso è facile immaginare che acquistino sempre più potere di negoziare con il governo la quantità di imposte da pagare, imponendo, con vari sistemi, una esenzione delle tasse sempre più forte a loro uso e consumo.

Anonimo ha detto...

Quel su cui non sono tanto d'accordo (anche se siamo d'accordo sul risultato finale e cioé che in Italia difficilmente verranno adottate reali politiche liberiste, cosa che mi pare non ci dispiaccia affatto) è la questione ella "pervasività".
Mi sorge, però, il dubbio che non ci sia un problema di equivocazione.
Per caso, la cosa che io chiamo "pervasività" non è la stessa cosa che tu chiami "natura consociativa, affiliativa"?
Perchè, mi sembra, che l'affiliazione diventa un problema quando tutto dipenden dall'essere "affiliato" il che altro non è che un aspetto dlela "pervasività" e cioé che senza un pizzico di politica in Italia nulla si muove.
Insomma, non è che siamo d'accordo e non ce ne rendiamo conto?
etienne64

herr doktor ha detto...

@Etienne:

>Mah, perché la "liberalizzazione" produca degli effetti benefici ci dovrebbe essere una ricchezza "congelata" da qualche parte: scongelando quella ricchezza la si immette sul mercato
> e tutti ne sono felici e contenti (salvo gli espropriati) perché la quantità di ricchezza
circolante è aumentata. Esempio tipico, la lotta alla manomorta ecclesiastica.

osservazione esattissima. In effetto il liberalismo (che è già qualcosa di differente del "liberismo") è storicamente nato per questo

Questi, però, sono "neoliberisti", ceffi strani che l'unica liberazione che propugnano è la propria (e ovviamente dei loro sodali, dai quali dipendono)

Mentre i liberali cercavano la limitazione dei poteri dello stato per liberare il potere dell'individuo dai potenti che altrimenti l'avrebbero schiacciato, questi cercano l'eliminazione di quegli istituti dello stato che, proteggendo ceti più deboli o sostenendo diritti (privati o collettivi), limitano il potere di chi potere ne ha già ...

herr doktor ha detto...

>L'unica spiegazione che mi sembra possibile è ipotizzare che il FMI faccia un ragionamento di tipo bancario puro: se presto dei soldi voglio delle garanzie di rientro;
> l'unica garanzia di rientro è un incremento del PIL di quel paese; le liberalizzazioni determinano di solito un rapido (ma di solito, non duraturo) incremento del PIL;
>ergo io FMI sono rassicurato. Che poi questo incremento di PIL sia equamente distribuito, non me ne frega niente.

che all'FMI della redistribuzione freghi poco, sono convinto

che le riforme 'liberali' fatte sui contratti collettivi, sulle abilitazioni o sui tagli alla scuola pubblica servano a incrementare anche temporaneamente il pil ho qualche dubbio

In un periodo 'normale' un paese che facesse quello sarebbe forse un po' più competitivo e avrebbe un marginale aumento sull'esport

in un periodo di consumi in discesa ... cose del genere aumenterebbero solo la discesa dei consumi

mi sa tanto di pura ideologia ...

--
hd

herr doktor ha detto...

>Empiricamente, si può anche notare che se lasciare mano libera ai Baron Robbers nel bereve periodo incrementa il PIL,

ho i miei dubbi

I sostenitori del neoliberismo si fanno forti dei risultati di Reagan, sotto il cui governo ci fu un grandissimo boom economico. Sotto quel governo, però, ci fu anche un enorme aumento del debito pubblico (il debito pubblico triplicò e il livello del debito è al cuore dei problemi di adesso ...): fu la deregulation a far salire il PIL o fu l'enorme afflusso di spesa pubblica nell'economia? Io credo la seconda (tant'è che anche in Italia Craxi ottenne un grande aumento di di ricchezza con l'aumento del debito pubblico).

>Perchè, mi sembra, che l'affiliazione diventa un problema quando tutto dipenden dall'essere
> "affiliato" il che altro non è che un aspetto dlela "pervasività" e cioé che senza un pizzico di politica in Italia nulla si muove.
>Insomma, non è che siamo d'accordo e non ce ne rendiamo conto?

siamo sostanzialmente d'accordo, ma secondo me l' "anima" degli italiani non si può comprendere se non si tiene conto - oltre che dell' "affiliazione" - della natura fortemente paternalistica della nostra società: ogni comando o cambiamento viene dall'altro ed è molto improbabile che chi si trova in alto manovri per essere messo in discussione ...

ciao

Anonimo ha detto...

Perdona la schiettezza ma la sostanza è che siamo fottuti (i numeri dicono questo) e nessuno ha idea di come uscirne? Io questo capisco...

ps

herr doktor ha detto...

il primo (e inevitabie) passo è quello di cestinare S.E. il Presidente del Consiglio ....ma temo che ormai non basti più. ... Mi sa che possiamo solo accendere il cartello "ok: panic" ...

herr doktor ha detto...

purtroppo sembra quasi che l'aver cestinato lo stanco B. abbia avuto il solo effetto di accelerare la spinta neo-'liberista' (e qui metto il "liberista" tra virgolette perchè liberismo - una volta - era liberarsi dei vincoli dati dai ricchi, mentre qui ci si vuole solo liberare da doveri verso poveri e semi-poveri ...). Sperèm :-(

Francesco La Manno ha detto...

Purtroppo si ci siamo.
Gli stati, in epoca contemporanea, non sono realmente sovrani. Tutto ciò poiché le organizzazioni non governative come: la WTO, la BCE, il fondo monetario internazionale, grazie alle pressioni economiche riescono, indirettamente, ad modificare la politica interna dei predetti stati.
E' il "dio Danaro" a comandare oggi...

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