giovedì 4 novembre 2010

La guerra bianca

Il 4 novembre è la "festa della Vittoria". E' anche il termine di una delle fasi più laceranti della storia italiana: l' "inutile strage" di Benedetto XV, forse ancora più lacerante della pur più cruenta seconda guerra mondiale.

Altro che vittoria. Quella guerra non segnò per l'Italia solo la fine dello stato liberale (oltre che di centinaia di migliaia di vite: ai 600.000 caduti militari, bisogna aggiungere le migliaia di morti civili  - più di 300.000 -  causati dall'epidemia di "spagnola"   che nel 1918 infierì duramente su una popolazione già stremata dalle privazioni della guerra) ma anche l'inizio di una fase di crisi prima e di dittatura poi che ci portò - nel 1940 - ad una nuova e più distruttiva guerra.

La prima guerra Mondiale è anche una delle fasi della storia d'Italia che - già da ragazzino - mi ha maggiormente interessato, tanto che ricordo che la mia tesina di storia all'esame di terza media riguardava proprio le origini del conflitto.

Visto che ragazzino lo sono ancora, in questi anni ho letto molti libri sulla prima guerra mandiale, e da ultimo, "La Guerra Bianca" di Mark Thompson, raro esempio di un libro sulla guerra sul fronte italiano scritto da un autore straniero.

Libro interessante, più che per gli eventi più propriamente militari, per gli approfondimenti sugli aspetti di cultura e costume dell'epoca: un'Italia caratterizzata da una distanza estrema tra la politica e la gente, dalla disciplina assurda nei confronti dei  soldati semplice (che morivano come le mosche in attacchi totalmente insensati) e della totale irresponsabilità dei comandi pur di fronte ai reiterati fallimenti.

In tutta Europa (nonostante le avvisaglie che già si rinvenivano negli ultimi conflitti, come la guerra Anglo-Boera e - in particolare - quella Russo-Giapponese del 1908) i paesi furono presi di sorpresa dalla violenza e dalla peculiare disumanità del conflitto. In pochi paesi (forse solo nella Russia zarista), si ebbe come in Italia una preconcetta e stolida contrapposizione tra il comando e l'esercito, che bloccò ogni innovazione e portò inevitabilmente alla sconfitta di Caporetto (e al correlativo mito dello "sciopero militare", inventato per ribadire l'italica convinzione della responsabilità esclusiva del 'fante').

Un'Italia lontana e vicina allo stesso tempo.


6 commenti:

Anonimo ha detto...

Permettimi di aggiungere il mio ultimo acquisto, libro agile e ben fatto, scritto con con passione e dichiarato affetto per il territorio:
http://www.laserenissima.net/shop/scheda_prodotto.php?id_p=187&id=

p

herr doktor ha detto...

interessante infatti la ricchezza delle fotografie.

Ciao

Anonimo ha detto...

E' interessante il taglio che gli dà.Non tratta la faccenda in modo scolastico, tratta di episodi di vita e ti ci porta con la guida in allegato.La ricchezza di foto poi aiuta ad immaginare.E' un po' un salto nella storia.
Di fotografici ho trovato belli anche
RECUPERANTI
Dai pionieri ai moderni ricercatori

A. Gualtieri - G. Dalle Fusine
Nordpress
e
"SCHEGGE, CARTUCCE E SOLDATI SENZA NOME"
G. Dalle Fusinare:
http://www.lucavalente.it/modules.php?name=News&file=article&sid=286

Dello stesso autore c'è anche " i musei della grande guerra".
Ciao
p

herr doktor ha detto...

d'altronde i posti tuoi sono ricchi di reperti ... e di recuperatori .. ;-)
il mio interesse è diverso, meno legato al territorio, e più legato al perchè dell'entrata in guerra in quel conflitto assurdo al perchè si sia combattutto quel conflitto senza precedenti senza porsi neppure il problema di cambiare tattiche, approccio ...
In mancanza di temi di attualità ... magari nei prossimi giorni riprendo il tema
ciao

Anonimo ha detto...

Sì lo avevamo capito che l'approccio è diverso ;-)
E' inevitabile.
In alcuni posti sarà la suggestione ma sembra ancora di respirare una certa strana sensazione.D'altra parte c'è gente della tua età che per campare in età giovanile ancora proseguiva l'attività di recuperante (ne conosco molti).A sleghe xe parlava el cimbro, mia l'italian dei dotori de Vicensa e Padova.Era la porta della pianura.Qualche ex recuperante dal padre mutilato c'è finito a fare "el profesore" giù dai "gran dotori" che ora passeggiano compassati in cerca di qualche porcino, talvolta ignorando cosa si nasconda timidamente sotto i loro piedi, manco fosse storia ingiallita di sfumati tempi antichi.
Ciao, buona domenica
p

herr doktor ha detto...

la ragione per la quale ho aperto e tengo ancora aperto il blog (nonostante la crescente difficoltà di trovare qualcosa da dire in questo brodone piatto) sono proprio i commenti. Commenti come i tuoi, specie gli ultimi due, mi hanno dato almeno qualche mese di ossigeno ... ;-)
Non sapevo dei comuni "Cimbri" ..
Ciao e grazie

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