"Ciò premesso, qualora la narrazione di determinati fatti sia esposta insieme alle opinioni dell'autore dello scritto, in modo da costituire nel contempo esercizio di cronaca e di critica, la valutazione della continenza non può essere condotta sulla base di criteri solo formali, richiedendosi, invece, un bilanciamento dell'interesse individuale alla reputazione con quello alla libera manifestazione del pensiero, costituzionalmente garantita ... Ed è appena il caso di sottolineare come nell'esercizio del diritto di critica, mirante per definizione non ad informare ma a fornire giudizi e valutazioni personali, ben possano essere adoperate espressioni di commossa partecipazione alla vicenda che si racconta e di indignazione nei confronti di determinate situazioni che si siano venute oggettivamente a determinare"
Bene. Meno male che la Corte di Cassazione ci ricorda che abbiamo il diritto di indignarci, e pure il diritto di esprimerla, questa indignazione, e di darvi voce accorata.
Ma quanti si ricordano ancora di indignarsi di fronte ad una gestione della cosa pubblica così incurante e scellerata?
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