Il nucleare è sicuro?
Bella domanda, specie in questi giorni e a fronte degli incidenti provocati dal terribile terremoto giapponese alle centrali nucleari della zona più colpita.
Ci sono siti che spiegano con gran dettaglio tecnico l'incidente e esaltano la sicurezza di queste centrali che hanno resistito ad un terremoto così catastrofico, addirittura più forte di quelli per le quali erano progettate.
Spiegano i tecnici che i reattori sono costruiti con criteri di sicurezza tali da resistere anche ad un attentato e persino ad un attentato stile 11 settembre e, in effetti, i reattori hanno tenuto.
I problemi sono iniziati subito dopo.
Il primo problema è stato paradossalmente (per una centrale elettrica) la mancanza di corrente: all'arrivo del sisma, infatti, le centrali sono state immediatamente fermate dai sistemi di sicurezza (che hanno funzionate perfettamente) ed hanno dovuto affidarsi ai generatori ausiliari diesel per la produzione della corrente necessaria al funzionamento degli apparati di raffreddamento (il vero tallone d'Achille delle centrali nucleari). Purtroppo i generatori ausiliari sono stati danneggiati (dal maremoto, pare) e le centrali si sono trovate a secco di energia per il funzionamento. Fortunatamente la sicurezza era stata presa sul serio ed era stato predisposto un secondo livello di sicurezza: le batterie d'emergenza, che però hanno durata limitata a poche ore.
Il secondo problema sono stati i rifornimenti d'acqua per il raffreddamento in quanto il terremoto ha in particolare danneggiato alcuni invasi destinati a contenere le notevoli quantità di acqua dolce necessarie per il raffreddamento della centrale.
Il risultato è che il primo reattore ad andare in crisi (Fukushima 1, quello attorno al quale si era verificata un'esplosione già ieri) è stato stabilizzato portando in gran fretta nuove batterie e nuovi generatori e pompando acqua di mare (pratica non consigliata per il normale raffreddamento in quanto l'acqua salata alla lunga è corrosiva per le tubazioni).
Si teme, però, la fusione parziale del nocciolo.
In una diversa centrale (Tokai 2), l'impianto ha tenuto nonostante la perdita di due generatori su 3.
La situazione non si è ancora stabilizzata e mentre il numero delle vittime del sisma di impenna, nelle centrali si lavora alacremente per mettere in sicurezza gli impianti danneggiati.
Alla fine, il reattore è “a prova di bomba”, ma è difficile rendere a prova di bomba tutte le infrastrutture necessarie per la sicurezza di una centrale, specie in situazione di disastri e dobbiamo ancora aspettare per fare il conto dei danni.
Ho sempre trovato affascinante lo studio della sicurezza e della gestione delle emergenze, ma qual'è la morale che si può trarre, almeno al momento, dalla situazione?
La prima è che il nucleare può essere effettivamente reso sufficientemente sicuro, ma che la sicurezza del reattore in sé é condizione sì necessaria, ma non sufficiente.
Mi spiego: effettivamente le centrali giapponesi hanno affrontato un terremoto terribile senza danni ai reattori e con sistemi di sicurezza che nell'immediato hanno funzionato. Tuttavia, anche se è stato possibile realizzare reattori sicuri, la loro sicurezza dipende – in definitiva - da altri impianti più difficili da rendere “a prova di bomba”, come i gruppi elettrogeni, le pompe, gli impianti in genere e soprattutto gli invasi e le reti di trasporto e distribuzione dell'acqua di raffreddamento (per questi ultimi, in particolare, la loro stessa estensione costituisce una condizione di vulnerabilità in quanto rende difficile metterli in sicurezza).
La seconda è che – a fronte di quanto sopra – la sicurezza non è né facile né senza costi, anzi … Non per niente l'incremento del numero di centrali nucleari USA aveva già cominciato a calare già subito dopo dell'incidente di Three Mile Island e al conseguente inasprimento dei requisiti di sicurezza, per fermarsi decisamente dopo Chernobyl …..
Per mia esperienza, per fare sicurezza (contro i disastri, non contro i normali incidenti) le normali ridondanze non bastano, bisogna per lo meno duplicare le stesse misure di sicurezza e avere piani per gestire i disastri, specie a fronte di situazioni nelle quali può essere compromessa anche la percorribilità stessa delle strade e quindi la possibilità stessa di ricevere aiuti dall'esterno oltre che, parzialmente, la disponibilità di personale.
E il tutto deve essere garantito per tutta la durata della centrale che, a fronte degli altissimi investimenti che devono essere effettuati, spesso supera i 40 anni (e di questi tempi sta andando di moda il prolungamento della vita operativa delle centrali esistenti).
Grandissimo costi, insomma, fermi i miei complimenti ai giapponesi e tutti i miei auguri.
Update del 15 marzo:
Alla centrale di Fukushima le esplosioni si susseguono e si comincia a parlare di esplosioni all'interno di uno dei reattori e di uno schermo primario "probabilmente" danneggiato (dopo che le esplosioni dell'idrogeno già avevano scoperchiato le infrastrutture esterne).
La centrale è dura a morire, ma sta morendo, nonostante gli sforzi incessanti dei tecnici e i silenzi del governo, che si è risolto a chiedere aiuto all'estero (aiuto che non verrà, ormai, perchè nessuno si fida e comunque nessuno può fare più niente).
E non è più neanche una "bella morte", visto che cominciano ad essere diffuse sui media voci di report di sicurezza falsificati.
Ma soprattutto mi ha fatto riflettere uno degli incidenti che si è verificato negli ultimi giorni: quello che ha riguardato l'incendio di una certa quantità di materiale fissile esausto (il materiale esausto degli ultimi 20 anni d funzionamento) conservato direttamente presso la centrale.
Non lo sapevo, ma le centrali nucleari sono anche siti di stoccaggio.
Non uno stoccaggio definitivo, però, uno stoccaggio in una semplice vasca disegnata - come spiega questo articolo - per conservare il materiale in attesa di uno stoccaggio definitivo. Uno stoccaggio definitivo che, però, non è ancora stato predisposto, aumentando ulteriormente la pericolosità della centrale.
Update del 15 marzo:
Alla centrale di Fukushima le esplosioni si susseguono e si comincia a parlare di esplosioni all'interno di uno dei reattori e di uno schermo primario "probabilmente" danneggiato (dopo che le esplosioni dell'idrogeno già avevano scoperchiato le infrastrutture esterne).
La centrale è dura a morire, ma sta morendo, nonostante gli sforzi incessanti dei tecnici e i silenzi del governo, che si è risolto a chiedere aiuto all'estero (aiuto che non verrà, ormai, perchè nessuno si fida e comunque nessuno può fare più niente).
E non è più neanche una "bella morte", visto che cominciano ad essere diffuse sui media voci di report di sicurezza falsificati.
Ma soprattutto mi ha fatto riflettere uno degli incidenti che si è verificato negli ultimi giorni: quello che ha riguardato l'incendio di una certa quantità di materiale fissile esausto (il materiale esausto degli ultimi 20 anni d funzionamento) conservato direttamente presso la centrale.
Non lo sapevo, ma le centrali nucleari sono anche siti di stoccaggio.
Non uno stoccaggio definitivo, però, uno stoccaggio in una semplice vasca disegnata - come spiega questo articolo - per conservare il materiale in attesa di uno stoccaggio definitivo. Uno stoccaggio definitivo che, però, non è ancora stato predisposto, aumentando ulteriormente la pericolosità della centrale.
5 commenti:
Beh Doktor, anche se per/versi diversi, so che non esiste la sicurezza o la non sicurezza tout-court, se non rapportata ai relativi costi. Quindi, a voler fare i precisini, la domanda sarebbe "Il nucleare è sicuro a costi accettabili?" il chè potrebbe condurre a risposte completamente differenti.
Ed è di questo che non parlano i crimininali alla Chicco Testa o alla Sacconi: il nucleare ha dei costi assolutamente proibitivi, se solo si mettessero nel computo i costi di una sicurezza adeguata o quello dello smaltimento delle scorie.
In Francia la cosa è paradigmatica: il costo dell'energia nucleare viene spacciato per competitivo perchè i costi della sicurezza vengono imputati alla fiscalità generale e non a quelli della produzione dell'energia nucleare. Senza considerare chi pagherà i costi del disastro giapponese perchè la cosa seppellirebbe definitivamente la follia del nucleare.
Ma probabilmente questi fenomeni da baraccone che abbiamo come governanti continuano a sostenere il nucleare perchè devono aver fatto un contratto capestro con i francesi che prevede che dovremo pagare in ogni caso per gli accordi sottoscritti anche se le centrali non si realizzano più. Ennesima figura di ca* con palese devastazione delle finanze pubbliche. Altrimenti davvero non capisco perchè continuino a difendere una scelta senza capo nè coda.
sono anch'io d'accordo che la sicurezza è una parte del problema (e non il modo migliore di porlo, perchè se convinci qualcuno che nella sua regione non si costruiranno le centrali, si metterà tranquillo e magari penserà che magari potrebbe beneficiarne a spese di qualcun altro, quando in realtà i costi li pagherà anche lui ....). Il nucleare puo' convenire solo se, come si faceva negli anni '70 o '80 i costi della sicurezza e del decommissioning,logica già inaccettabile al tempo della guerra fredda e pur considerando l'interesse militare, figurato ora che le centrali da smaltire già ce le abbiamo.
Proprio oggi mi imbatto in una notizia come la seguente: http://www.radiocittaperta.it/index.php?option=com_content&task=view&id=6122&Itemid=9
La questione è tutta in una semplice formuletta secondo cui il rischio è dato dal prodotto della probabilità di accadimento di un evento MOLTIPLICATO per la magnitudo (gravità, se piace di più) dell'evento.
Così, le probabilità che mi cada una penna di mano sono piuttosto elevate, ma, essendo la magnitudo dell'evento bassa, riterrò che il rischio è basso; è poco probabile che io cada da ferrata: però se cado e non ho l'ibragatura la magnitudo (almeno per me e alla faccia di chi mi vuole male) è elevatissima. Il rischio di andare in ferrata senza imbragatura è quindi molto elevato anche se, obbiettivamente, non è altamente probabile che io cada.
Così per il nucleare. Sacconi e C. continuano a considerare solo un fattore del rischio e cioé la probabilità di evento, ma tacciono ipocritamente sulla magnitudo dell'evento (Fukuyama).
Per i costi, poi, va notato che per la Franciua il nucleare è abbastanza conveniente, ma solo perché la Francia ha deciso di avere la Bomba.
In effetti, se devi metter su la "filiera" per farti la bomba, non usare la filiera anche per accendere lampadine è abbastanza stupido.
Ma s non si vuole avere la bomba, in effetti il vantaggio economico (che pur esiste) è talmente esiguo che fa seriamente dubitare che ne valga la pena.
etienne64
mah, a ben vedere non è nemmeno quello del rischio e soprattutto del rischio catastrofico (l'esplosione della centrale) il problema più grosso: l'atomo fa paura perchè non si vede e colpisce in modo subdolo (e con conseguenze spaventose), ma se guardi le certe analisi vedi che anche le altre forme di energia hanno fatto le loro vittime: http://it.wikipedia.org/wiki/Disastri_energetici. Poi se ci pensiamo bene anche eventi 'non catastrofici' possono creare conseguenze notevoli: pensa che succederebbe se un ipotetica centrale in val padana sversasse un po' di liquido radioattivo nel terreno (tipo in Francia un paio d'anni fa) e la radioattività raggiungesse la faglia? Te lo immagini il panico un una delle zone più abitate d'Europa?
Il problema è quello dei costi, specie per i costi dello smaltimento che temo non siano ancora stati realmente stimati: proprio in occasione dell'incidente di Fukushima ho scoperto che i rifiuti nucleari sono stivati nella centrale stessa e che strutture di stoccaggio permanente di rifiuti nucleari sostanzialmente non esistono.
Su queste basi i calcoli della convenienza del nucleare che attendibilità hanno? Il nucleare conviene (e marginalmente) solo se i rifiuti non li gestisci e li lasci lì (come a Caorso e al Gargliano, che sono ancora in piedi dopo oltre 20 anni ...).
ci sarà una ragione se in Occidente le centrali sono trent'anni (dalla fine della guerra fredda, appunto) che nessuno le costruisce più
ciao
un paio di spunti:
http://www.noisefromamerika.org/index.php/articles/Indici_di_mortalit%C3%A0_nella_produzione_di_energia_elettrica
http://www.nytimes.com/2010/07/27/business/global/27iht-renuke.html
'notte
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