venerdì 14 marzo 2008

Akzo reloaded


Akzo Nobel, la società olandese nei cui confronti è stata emessa un'importante sentenza della Corte Europea di prima istanza in tema di diritto al segreto professionale dei legali interni ha impugnato il provvedimento presso la Corte di Giustizia della Comunità Europea.

Come avevo accennato in un precedente post, la Corte europea di prima istanza aveva negato che al legale che fosse legato ad una società da un rapporto di lavoro dipendente fosse possibile riconoscere il diritto al segreto professionale ("legal privilege") relativamente agli affari trattati come dipendente.

Ora la "Law Society of England and Wales" (l'associazione che rappresenta 136.000 avvocati di Inghilterra e Galles, dipendenti e liberi professionisti) ha presentato un'istanza per intervenire nel procedimento.

In estrema sintesi la Law Society osserva che - negando il legal privilege - la Corte finisce per "depotenziare" il ruolo dei legali interni, imponendo loro - per mantenere la riservatezza - di ricorrere ad avvocati esterni, contrariamente ad ogni principio di efficenza (punto 37), quando proprio il fatto che il legale interno è già inserito nella struttura ed è disponibile immediatamento assicurerebbe una più tempestiva risposta alle esigenze di consulenza legale (punto 38).

La sostanziale differenza tra la situazione inglese ed olandese (il paese della Akzo Nobel) e quella nostrana (e francese) è che in Inghilterra e Olanda non vi è la preclusione a che un avvocato dipendente rimanga iscritto all'ordine.

In Inghilterra e Olanda sembrano perfettamente a proprio agio in questa situazione (al punto che la locale associazione degli avvocati interviene in giudizio a tutela delle prerogative dei propri iscritti dipendenti), mentre da noi no (mi par di vederlo il Consiglio Nazionale Forense intervenire a tutela degli delle prerogative degli iscritti alla sezione speciale dell'albo .....).

Perchè?


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