sabato 8 marzo 2008

Google e l'obbligo di sorveglianza


Google torna ancora sotto il tiro della giurisprudenza francese.

Una pronuncia del 20 febbraio 2008 del Tribuanale di Commercio di Parigi ha condannato google video per la messa a disposizione di un filmato dopo la notizia dell'illieceità del medesimo .

In sintesi: una casa editrice aveva contestato a google video che una propria opera era accessibile tramite i servizi di quest'ultima. Google video aveva quindi prontamente comunicato di aver rimosso l'opera, ma - come risultato da successivi controlli - detta opera continuava ad essere disponibile tramite google video.

La corte francese ha riconosciuto a google video la qualifica di "hosting provider" ai fini dell'applicazione della disciplina di favore prevista dalle direttive europee in tema di limitazione di responsabilità di contenuti caricati autonomamente da terzi e in tema di assenza di obbligo generale di sorveglianza (la stessa disciplina, tra l'altro, applicabile in Italia). Tuttavia, non senza un certo compiacimento per il gioco di parole, il tribunale ha ritenuto che "Attendu que si l’hébergeur n’est pas tenu à une obligation de surveillance générale, il est tenu à une obligation de surveillance, en quelque sorte particulière, à partir du moment où il a eu connaissance du caractère illicite du contenu" e cioè che il fornitore di servizi di " hosting" ("hébergeur") non è tenuto ad un obbligo di sorveglianza generale, ma - comunque - è tenuto ad una sorta di obbligo di sorveglianza particolare dal momento della conoscenza del carattere illecito del contenuto reso disponibile in rete.

Fatta la legge, trovato l'inganno?

Lungi da me sostenere tesi che propugnano la "libertà" di internet dalle regole e dal diritto. Secondo me non può esistere libertà senza regole e senza diritto, anzi la libertà senza regole e, in particolare la libertà dalle regole, mi fa orrore perchè - se ci pensate bene - i risultato della libertà dalle regole è niente più e niente meno della "legge della giungla", ossia l'arbitrio del più forte. L'importante è che le regole siano chiare (possibilmente giuste) e note in anticipo.

La disciplina europea che regola la responsabilità e gli obblighi di intervento dei fornitori di servizi di "hosting" (ossia dei fornitori di "spazio web", opposti - a questi fini - ai fornitori dei "contenuti", ossia gli autori e gli "editori" in senso più tradizionale) è nata proprio da un caso francese (il caso "altern.org") per chiarire che il fornitore di spazio web che non sia anche l'autore o l'editore dei contenuti (editore inteso come il soggetto che comunque determina che cosa va pubblicato) non sono non è responsabile del contenuto (non suo), ma non è nemmeno tenuto a vigilare (e a filtrare) i contenuti da altri resi disponibili tramite i suoi servizi.

Alla base della disciplina, oltre all'esigenza di chiarimento (e di giustizia), vi è anche anche la considerazione, assolutamente empirica e di buon senso, che un filtraggio dei contenuti è in pratica impossibile.

Ora purtroppo si sta affermando l'atteggiamento che vede i fornitori di servizio di accesso a internet (ancora più lontani dal controllo di contenuti dei fornitori di servizi di "hosting") eretti a guardiani delle possibili violazioni dei loro utenti.

Capisco la preoccupazione di chi vede un'opera protetta riapparire a più riprese nei motori di ricerca nonostante ripetuti interventi, ma a mio avviso un obbligo di sorveglianza, giuridicamente, non esiste e non lo si può fondare sui giochi di parole e sugli aggettivi di una normativa che non è realmente esentativa (anzi, sotto certi aspetti ha chiarito l'esistenza di obblighi di intervento successivi, prima non pacifici) che non possono supplire alla mancanza di una norma sostanziale che fondi la responsabilità che si intende affermare.


Sto andando troppo sul tecnico......

Buon week end.







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