lunedì 19 novembre 2007

Marchio d'impresa e altre libertà


L'altro giorno, leggiucchiando su Out-Law (no, non è un sito di ribelli/smanettoni vari, ma un sito gestito da un rispettabilissimo studio legale inglese che pubblica pezzi sempre molto stimolanti in materia di ICT, privacy e diritto) ho letto delle vicende di un blogger americano e di un suo post relativo all'AVIS (la società di noleggio di autoveicoli)

Il tema del blog sono i sinistri stradali e il nostro blogger, per dare più evidenza a un suo post critico nei confronti di AVIS inserisce il marchio di tale società.

Tramite un commento inserito nel blog stesso, il blogger viene contattato da un sedicente "associate general counsel" (un dirigente dell'ufficio legale) che gli intima, un po' irritualmente (visto lo strumento: il commento sul blog), ma in termini assolutamente perentori di eliminare dal blog il logo dell'AVIS, avvisandolo altrimenti sarà perseguito per uso abusivo del marchio.

Gli esperti dello studio legale che pubblica Out-Law si affrettano a spiegare che il comportamento del blogger è probabilmente all'interno del "fair use" consentito dall'ordinamento statunitense (bene), mentre potrebbe avere dei problemi se fosse giudicato da una corte di Sua Maestà Britannica (male).

Tra l'altro la storia mi ricorda una vicenda che non ha avuto la "fortuna" di assurgere agli onori di cotanta cronaca, essendo rimasta confinata a qualche forum e ad una mailing list alla quale sono iscritto.

Il caso, ben più "ruspante", era questo: un buontempone pubblica sul web le istruzioni per raggiungere alcuni Autogrill piemontesi senza passare dall'autostrada.

Per qualche motivo che ora mi sfugge assolutamente, Autogrill non ama che tali informazioni siano "divulgate" (o è la società Autostrade che non vuole che si sappia dove sono i varchi per entrare e uscire dalle autostrade senza passare dai caselli?) e il nostro buontempone si vede recapitare una bella raccomandata il cui contenuto è pressochè lo stesso del commento ricevuto dal blogger di poco fa: avendo menzionato sul suo sito il nome Autogrill (e sì, perchè la denominazione Autogrill è marchio tanto quanto la sua componente figurativa) avrebbe usato indebitamente il marchio di tale società e pertanto sarebbe perseguibile per legge ......

Ovviamente, a scanso di guai, il nostro buontempone cancella (sacramentando contro gli avvocati ed il governo) le pagine da Internet

La diffida, però, era totalmente infondata.

Sì, perchè - intendiamoci bene - anche in Italia il marchio non permette di "ritirare dal mercato" un termine o un segno consegnandolo nella disponibilità esclusiva e assoluta del soggetto che ha proceduto alla sua registrazione.

Facendo riferimento ad alcuni casi italiani decisamente più famosi, poi, il diritto di marchio non permette, nemmeno di vietare ai tifosi di esporre il simbolo della squadra di calcio sul loro sito (ricordate il tentativo del Milan di qualche anno fa ...) o di "prenotare" il nome di un partito ..... (questo lo ricordate di sicuro)
Il diritto di marchio fa riferimento ad una denominazione commerciale e dà diritto a chi l'abbia registrato, o possa documentare un "preuso", di impedire che altri ne facciano a loro volta uso nella propria attività economica: ben altra cosa rispetto ad un blog (o a un sito) del tutto personale.

L'utilizzo del marchio per rimuovere affermazioni o manifestazioni scomode (e nemmeno illecite ad altri fini) è poi un abominio e tradisce una trasformazione della proprietà intellettuale da diritto eccezionale (e temporaneo) inventato dagli stati liberali per proteggere determinati traffici o determinate categorie a principio generale sostanzialmente assoluto, a fronte del quale le eccezioni (siano esse le "libere utilizzazioni" previste dal diritto d'autore, i divieti di brevettazione o i limiti della potestà del titolare del marchio) vengono interpretate in modo restrittivo, circoscrivendone sempre di più l'ambito e il significato a maggior tutela del "capitale intellettuale".

E qui mi fermo perchè potrei sconfinare .......

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Oddio, non è che la cosa vada annoveratra al filone delle castronete in forma di diffida che da sempre impestano il mondo degli avvocati? "La diffido dal consentire ulteriormente al suo gatto di miagolare, riservandomi, in difetto, di avvalermi di ogni strumento consentito dalla legge per la tutela del mio assistito" Una roba del genere l'avevo vista quando facevo pratica (taaanti anni fa) e mi ricordo che il Dominus, persona di solito piuttosto seriosa, si era chiesto se esisteva una "actio miagolii infecti" e se il Pretore fosse competente per materia...
etienne64

herr doktor ha detto...

Ciao Etienne.
Il bello è che il miagolio di un gatto puà sconfinare addirittura nel penale "Articolo 659 Cod.Pe.
Disturbo delle occupazioni o del riposo delle persone
Chiunque, mediante schiamazzi o rumori, ovvero abusando di strumenti sonori o di segnalazioni acustiche, ovvero uscitando o non impedendo strepiti di animali , disturba le occupazioni o il riposo delle persone, ovvero gli spettacoli, i ritrovi o i trattenimenti pubblici, è punito con l'arresto fino a tre mesi o con l'ammenda fino a lire seicentomila".
Il tuo avvocato era una persona seria e quindi la metteva sul ridere ;-)
Quelli che citavo, non ridevano affatto ...
Dobbermann del diritto?

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