Bella domanda.
Messa così si possono pensare tante cose, si possono anche raccontare alcune barzellette, un genere molto fiorente negli USA: http://www.power-of-attorneys.com/index.htm, ma che va in voga anche in Italia.
In realtà volevo riallacciarmi ad un post di
Etienne (o meglio ad alcuni suoi commenti ) che provocatoriamente sosteneva questa teoria:
- l'avvocato "vero" (quello "duro e puro") è solo quello che fa contenzioso (quello che va in tribunale)
- la consulenza legale, in Italia, la fanno i commercialisti ed è giusto così, perchè sanno di fiscale, di economia, di azienda ... e perchè ci si mettono
- "l'avvocato d'affari", in Italia è un iscritto all'ordine degli avvocati che fa il commercialista ....
Bello. Tutto vero e detto da un avvocato .....
Ma a questo punto, perchè siamo arrivati a questo?
A mio avviso Etienne ha (
stra)ragione sul fatto che in Italia, per lo meno a livello di clienti persona fisica/PMI, la consulenza sia in mano ai commercialisti e fatico a capire il sostanziale disinteresse di larga parte del "ceto" forense per lo stragiudiziale.
Intendiamoci: se all'Avv.Italico (Italo per gli amici) Medio capita il cliente a chiedere un parere non lo manda mica via ("
ekkekazzo", tuona Italo), ma il parere, anche se l'avv.I.Medio lascia fuori il latino, i paroloni e le formule rimane spesso un po' sospeso in aria, un po' "lunare" (un po' come certi manuali di informatica, dove ti spiegano tutto, tranne quello che ti serve ...) e il cliente ci rimane un po'. Se il cliente chiede, poi, un po' di assistenza per capire meglio il parere e metterlo un po' in pratica, la distanza con l'avv.Medio aumenta .... ("
ekkekazzo", si giustifica Italo, "
il lavoro dell'avvocato è andare in tribunale, non seguire le paturnie del cliente").
Ecco, ci siamo arrivati: qual'è il lavoro dell'avvocato?
Certo, potremmo dire che l'avvocato è (solo) quello che va in udienza, ma allora dovremmo (per onestà verso il mercato e il cliente... che peraltro, spesso, tanto onesto non è ;-) specie con il suo avvocato *) istituire una nuova figura di professione legale.
Ma forse non è neanche questa la risposta definitiva.
Il problema, a mio avviso è duplice:
- uno è un problema di mentalità e atteggiamento. Possiamo dire che chi fa contenzioso ha il "vantaggio" (se uno è un soggetto un po' ... passatemi il termine .... "
paraculo") di essere una situazione in larga misura già pregiudicata da scelte altrui, nelle quali - diciamocelo chiaramente - spesso l'avvocato può fare ben poco? Su questo spunto (volutamente provocatorio) lascio la parola a Etienne che è più lucido e sferzante di me ....
- e un altro è un problema di conoscenze e, secondo me, di specializzazione. L'avvocato tradizionale (il "causidico" , il nostro avv.Italico Medio) ha già i suoi problemi a seguire le complessità e le continue modifiche del codice di procedura. Come fa il nostro Italo a seguire le evoluzioni di un codice di rito che sforna un rito nuovo all'anno? Contiamoli: è un disastro:
- rito "ordinario" (residuale)
- rito "societario"
- rito del lavoro
- rito del lavoro applicato alle assicurazioni
- recentemente ho scoperto che c'è un rito (semplificato) per la privacy ....
Ma, siamo matti? Ma anche i magistrati, che sono, Mandrake?
Perchè poi, dopo aver "celebrato il rito" (il bello è che i nuovi riti sono stati introdotti per snellire i processi ... ha ha ha ha ah ah ... non fa ridere?. no?) bisogna esaminare il diritto sostanziale ....... e qui si apre un baratro di leggi fatte alla rinfusa, che mette alla prova gli esperti, figurarsi i "generalisti" che sono tutt'ora la maggioranza degli avvocati italiani .....
Bah
* il peggior nemico dell'avvocato, insieme all'avvocato stesso, è probabilmente il suo cliente ....